Come stare meglio dopo un lutto?

Bérangère e Stéphane hanno entrambi affrontato il lutto di una persona a loro cara. Li abbiamo incontrati a Montligeon il giorno di Ognissanti. Ci hanno parlato della morte e ci hanno dato i loro consigli su come stare meglio dopo un lutto.

Stare meglio dopo un lutto

Stéphane : Non voglio scioccare nessuno usando questa parola, ma una delle grandi grazie che ho ricevuto è quella di purificare il mio dolore. Infatti, nei primi momenti dopo la morte di questa persona cara, mi sono reso conto che in realtà stavo piangendo per me stesso, per la vita che avrei voluto avere, per quella che consideravo un’ingiustizia.

Purificare il proprio dolore

E ho avuto la grazia di purificare il mio dolore, cioè di resistere a tutto ciò che mi abbatteva: il rimpianto, il rimorso, il risentimento (per esempio nei confronti della medicina che forse non aveva fatto ciò che era necessario), la nostalgia, la malinconia, ecc. Ogni volta che ero tentato da questo, mi dicevo: “No! Tutto questo non mi fa rivolgere a Dio! Ma se rimango rivolto a Lui, sono nella speranza.

Passare all’azione

Bérangère : La speranza è ciò che ci spinge verso l’alto, verso la vita. Per migliorare, dobbiamo anche agire. Mi sono chiesta: “Cosa voglio nella mia vita? Essere amata e amare. Ho agito e ho incontrato persone.

S : E i nostri defunti hanno un solo desiderio, ed è che siamo felici. Non vogliono che siamo tristi, ma vogliono che siamo felici, che viviamo la nostra vita.

Essere felici per quanti ci circondano

B : Anche le persone intorno a noi vogliono che siamo felici. A volte possiamo essere tristi quando vediamo la felicità degli altri e diciamo a noi stessi: “E io?” Sì, ma Dio non ti ha dimenticato. Devi solo gioire della felicità degli altri. Nutritevi dell’amore degli altri, e vedrete: un giorno sarete felici.

Perché venire a Montligeon ?

Bérangère : Siamo venuti a Montligeon per connetterci con le anime del Purgatorio, vale a dire, con tutti i nostri defunti, specialmente in questo giorno di Ognissanti. La Messa di oggi ha avuto qualcosa di solenne nella liturgia ed è stata molto bella. Sentiamo davvero qualcosa di semplice, profondo e vero.

Stéphane : Qui sentiamo la circolazione dell’amore tra noi e i nostri defunti, perché noi preghiamo per loro e loro pregano per noi. E questo ci riguarda, non sempre, ma soprattutto in questo periodo. Entrambi abbiamo affrontato il lutto di una persona cara e, credendo in Gesù, sappiamo che con Gesù, alla fine, è sempre la vita che vince.

La morte non è triste

Bérangère : La morte non è triste. Ciò che è triste è la perdita e lamancanza della persona che amavamo. Ma la morte è un passaggio che va verso la speranza, che è l’Amore con la A maiuscola, l’amore di Dio, l’amore di Cristo.

Stéphane : Da parte mia, attraversando questa fase di lutto, ho ricevuto la grazia di vedere la vita in modo completamente diverso. Sono infatti profondamente convinto che la vita terrena non è un fine, ma che è guidata da Dio. Quindi, per noi, la morte non è triste.

B : Con i nostri defunti c’è un dialogo permanente. Chiedo loro anche di intercedere per me o per gli altri, come si invocano i santi. Sono presenti in modo diverso.

Che cos’è per voi il purgatorio?

Stéphane : Per me è un momento di preparazione. Ho letto un insegnamento bellissimo e molto antico, che definisce il purgatorio con i sei cieli del purgatorio. Sulla terra, si vive il primo, che consiste nel vivere con un Dio nascosto, ma con fratelli e sorelle nella Chiesa. Dopo la morte, si rivede la propria vita, è il secondo cielo del purgatorio. Sappiamo che Gesù è lì e che ci ha accolto, ma siamo soli di fronte alla nostra vita. Il Purgatorio non è una punizione ed è rassicurante.

Bérangère : Viviamo un primo purgatorio sulla terra facendo il nostro cammino di vita, purificazione e santificazione nelle sofferenze che possiamo sperimentare. E se non avessimo la grazia di avere questo incontro sulla terra, perché dovremmo arrivarci in cielo? Ecco perché penso che ci sia una transizione. Le anime del purgatorio hanno bisogno di luce per poterne uscire. Hanno bisogno di avere il coraggio di trovare l’amore. Il nostro ruolo è quello di farli uscire da lì.

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