Dante, il poeta italiano, descrive il purgatorio come un trampolino di lancio verso il paradiso. Questo sembra paradossale perché nell’immaginario collettivo il purgatorio appare piuttosto come un luogo dove si soffre. Eppure il purgatorio è un momento per imparare l’amore. Spiegazioni di Padre Charles Lenoir per il programma Sanctuaires normands su RCF, al microfono di Guillaume Desanges.
Molti credono, a differenza di Dante, che il purgatorio sia l’anticamera dell’inferno e penso che questo abbia inquinato la sua immagine. Vorrei invece evocarlo come luogo per amarsi gli uni gli altri, per rimetterlo a fuoco sul comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo “come” è formidabile, perché chi può vantarsi di poter amare come Gesù?
Il giorno in cui moriamo, i teologi dicono che affrontiamo un giudizio particolare. È una specie di esame come il bac, ma c’è solo una materia, è l’amore e devi avere 20/20. Gesù ci chiederà: “Hai amato come ho amato io?” È probabile che ci mancheranno alcuni punti… E proprio come c’è una sessione di recupero per coloro che non superano il diploma di maturità a giugno, il purgatorio è una sessione di recupero per coloro che non hanno amato abbastanza. Vi si imparaad amare come ha amato Gesù.
Questo tempo per imparare è uguale per tutti?
Sono rimasto molto colpito quando ho letto la storia delle apparizioni della Madonna a Fatima. I bambini avevano chiesto alla Madonna che fine avessero fatto i loro amici morti di influenza spagnola. La Beata Vergine rispose che il tal dei tali era in paradiso, la tal dei tali in purgatorio e un’ altra in purgatorio fino alla fine del mondo. Questo mi ha sempre colpito e ho cercato di capire queste differenze di durata.
Per questo, l’immagine dell’elaborazione del lutto mi ha sempre aiutato. Quando si perde qualcosa o qualcuno, c’è un meccanismo psicologico che scompone lo shock della perdita in una serie di fasi. Questo processo di lutto richiede tempo e varia da persona a persona.
Per alcuni, è veloce, per altri, può richiedere molto tempo e persino bloccarsi. Allo stesso modo, immagino che in purgatorio, a seconda della nostra personalità, il tempo per liberarci del nostro egoismo passerà più o meno rapidamente. Perché si tratta di liberarci dalla nostra abitudine di centrare tutto su di noi!
I santi vanno molto veloci. Penso a sant’Ignazio di Loyola che alla fine della sua vita disse: “Se il Papa mi chiedesse di sopprimere la Compagnia di Gesù, penso che mi ci vorrebbe un quarto d’ora per accettarlo”. Si suppone, però, che egli tenesse molto a cuore questo ordine religioso che aveva fondato e al quale aveva dedicato tutta la sua vita! Ma era consapevole che avrebbe dovuto passare attraverso le fasi dell’elaborazione di un lutto per dire di sì: negazione, rivolta, depressione, ecc. E se a Sant’Ignazio sarebbe servito un quarto d’ora, altri potrebbero richiedere più tempo.
Dio sarà presente in purgatorio?
A differenza dell’inferno che è il luogo dell’assenza di Dio, in purgatorio Dio sarà lì per aiutarci. Ma ci darà la nostra libertà perché non siamo robot. Se lo fossimo, Dio dovrebbe solo premere un tasto e andremmo in paradiso in un lampo. Al contrario, siamo liberi, quindi saremo più o meno riluttanti alla nostra trasformazione.
La sofferenza in purgatorio verrà dalla coscienza del vuoto che rimane prima di raggiungere la meta. È un po’ come nell’allenamento sportivo dove possiamo essere delusi per non ottenere il risultato desiderato. In purgatorio, avremo questa impazienza di non essere ancora al vertice!
Il purgatorio, un tempo per imparare ad amare ?
Ci renderemo conto che l’egoismo è alla radice di ogni peccato. Invece di mettere il nostro ego al centro di noi stessi, capiremo che il centro è Dio. E cosìci orienteremo totalmente verso di lui. È una trasformazione da accettare. Se ti rompi la gamba ed è stata ingessata, vai poi dal fisioterapista. I tuoi muscoli sono atrofizzati e il lavoro dal professionista ti permetterà di ritrovare questa flessibilità.
Potremmo dire che in purgatorio, è il fisioterapista divino che lavorerà il nostro cuore per renderlo capace di amare di nuovo come lui. Il nostro cuore può essere sclerotico come durante un attacco di cuore in cui le arterie si restringono e sono bloccate da un coagulo. Allo stesso modo, anche le nostre arterie spirituali possono essere ristrette e il fisioterapista divino le dilata in modo che siamo in grado di amare come lui.
Possiamo riparare le nostre offese?
Nel peccato c’è una doppia dimensione: allontanarsi da Dio da una parte, e volgersi disordinatamente a noi stessi dall’altra. Non possiamo riparare le offese fatte a Dio perché la distanza tra Dio e noi è infinita e quindi da qualche parte l’offesa è infinita. Solo Dio può porvi rimedio. Ma possiamo correggere l’altro aspetto: volgerci a casaccio verso noi stessi.
Come regolare il nostro desiderio ?
Il nostro desiderio sulla terra non è sempre ben orientato. La grande tentazione del demonio è di farci credere che saremo felici allontanandoci da Dio. Questa è la menzogna fondamentale, perché poiché Dio ci ha creati per essere felici, ogni volta che ci allontaniamo da Lui, facciamo la nostra sventura senza rendercene conto. Crediamo che saremo felici senza di lui, ma questa è una grande illusione perché siamo fatti per amare, a immagine di Dio. Quindi la nostra felicità può essere solo nell’amore. Come diceva Santa Teresa di Gesù Bambino: “Amare è dare tutto e donarsi”. Quando avremo dato tutto, quando avremo dato il dono totale di noi stessi, allora saremo veramente a immagine di Dio.
Perché Dio, che è amore totale, così grande e così buono, non può cancellare i nostri peccati?
Se passasse la spugna senza che noi dovessimo fare nulla, saremmo dei robot. Ma un robot non può amare. Per amare, devi essere libero. Quindi il piano di Dio per noi è di avere una relazione d’amore e quella relazione d’amore è possibile solo attraverso la libertà. La grandezza della nostra libertà è saper scegliere, con il rischio intrinseco di scegliere male.
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