In sua presenza

La preghiera è una fonte inesauribile di grazia che sgorga dal profondo dell’anima creata «a immagine di Dio» (Gen 1,26). A voce alta o silenziosa, assume molteplici forme: richiesta, lode, supplica, ringraziamento, adorazione, contemplazione.

Perché pregare ?

La preghiera nasce da un desiderio, viene dalla vita, si incarna nel corpo e nel tempo. Si esprime con parole, sospiri, lacrime, gesti, canti, che manifestano la nostra sete di Dio. La fede cristiana ci rivela che Dio Padre esiste solo amando, donandosi: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Gesù dedicava molto tempo alla preghiera. Ma perché pregare? Perché Dio è Dio, per entrare nel suo desiderio di salvezza, per vivere secondo lo Spirito, il maestro interiore della preghiera: “Vieni, Spirito Santo”. E come pregare? Pregando come si è, parlando a Gesù come a un amico, meditando la sua parola da soli o in Chiesa, credendo di essere degni di essere amati da Dio. Più amiamo, meglio preghiamo. E se smettiamo di pregare? Beh, ricominciamo, fissando un orario preciso. La preghiera è sempre una partenza, mai un arrivo. Ogni giorno ha la sua preghiera.

Ecco, in poche parole, la mia esperienza di preghiera. Dico “esperienza” perché più che un rito da compiere o un esercizio da fare, la preghiera è soprattutto un’esperienza di fede e di amore che abbraccia tutta la vita, un incontro con Cristo che unisce e prolunga la sua preghiera al Padre.

La preghiera al centro della mia vita

La preghiera è cresciuta con me, senza che sapessi come. Ha mosso i primi passi non appena ho balbettato l'”Ave Maria” e il “Padre Nostro”. Sono stato attratto fin da giovanissimo dall’Eucaristia, fonte e culmine della preghiera e della vita cristiana. Ho lasciato la Chiesa da adolescente, influenzato dalla cultura hippie. Ho gridato: “Dio, se esisti, rivelati a me”. Lui mi ha risposto attraverso sua madre, la Vergine Maria, che è presente nella mia vita fin dal mio battesimo, l’8 dicembre 1951.

Sono tornato alla fede il 2 giugno 1972, attraverso una nuova comunità, mentre ero in viaggio verso la California. Alla preghiera serale, ho recitato tre Ave Maria con altri giovani. Mi sono immerso nella celebrazione di un Dio che ora mi chiedeva di accogliere il traboccare del suo amore. Non mi sono mai ripreso da questa chiamata.

Ho vissuto all’Arche de Trosly-Breuil nel 1973 con persone con disabilità. Ho scoperto la preghiera interiore, detta anche preghiera contemplativa, e ho letto le opere complete di Giovanni della Croce. La preghiera mi ha trasformato interiormente, il che mi ha condotto all’abbazia cistercense di Oka, vicino a Montreal. Ho dovuto lasciarla dopo quattro anni per motivi di salute. Ciò che ricordo di questa esperienza è la libertà interiore, l’amore per la liturgia e il desiderio di santità.

Poi è arrivato l’incontro con mia moglie, che viveva in una casa di preghiera del Rinnovamento Carismatico. Abbiamo capito subito che il Signore ci aveva scelti per seguirlo e amarlo nel matrimonio. La preghiera è sempre stata al centro della nostra vita di coppia e di famiglia. Ho intrapreso studi teologici, che mi hanno portato a scrivere una tesi di dottorato sulla teopoesia di Patrice de La Tour du Pin. Sono stato assunto alla Saint Paul University di Ottawa, dove ho insegnato teologia pastorale per vent’anni.

La preghiera prese una piega inaspettata verso i quarant’anni. Divenne deserto, aridità, dubbio. Una polmonite doppia mi costrinse a letto nel 1995. Pensavo di morire. Accettando la morte, accolsi la vita. Intrapresi un piccolo cammino di liberazione fatto di amore e fiducia. Una giovane carmelitana di Lisieux ne tracciò l’itinerario nella sua Storia di un’anima. Devo molto a questa donna del desiderio che ha compreso attraverso la sua vita che l’amore infinito di Dio Padre, Figlio e Spirito si compiace soprattutto di ciò che è piccolo, debole, trascurato e provato. Le ho dedicato una dozzina di libri.

Le cœur à cœur avec Dieu

Mi dedico alla preghiera ogni mattina. Che senta o meno la presenza di Dio, che le distrazioni mi invadano o la stanchezza mi sopraffaccia, non importa, perché Cristo vive in me. Il nome di Gesù, ripetuto senza sforzo, mi riporta sempre al desiderio che dà la vita: l’amore. “Non gli dico nulla, lo amo”, ha testimoniato la piccola Teresa poche settimane prima di morire. La preghiera è questo semplice scambio di due sguardi che si consumano in silenzio per amore, come due amanti bruciati nello stesso fuoco da cuore a cuore.

A volte mi sembra che non stia succedendo niente di particolare, che Dio sembri distante e indifferente, che non sappia pregare. È allora che inizia la vera preghiera, quella che non ci diamo da soli. Chi perde la propria preghiera la guadagna. Non è una nostra creazione, ma l’opera dello Spirito in noi.

Più avanzo sui sentieri della preghiera, più tutto diventa semplice. Io sono qui, Dio è là; Lui mi ama, io lo amo. Questo è tutto. Lui mi dona sempre la preghiera che oggi mi si addice. Non devo far altro che accoglierlo nell’abbandono fiducioso alla sua misericordia, fino all’ultimo giorno in cui mi dirà: «Entra nella gioia del tuo Signore» (Mt 25,21).

Poeta e saggista, Jacques Gauthier ha pubblicato 85 libri, tra cui l’autobiografia “Alla sua presenza” (2022), una guida pratica, “Preghiera cristiana” (2023) e una sintesi spirituale, “Alla scuola di Teresa di Lisieux” (2025). Cura un blog e un canale YouTube. Visita www.jacquesgauthier.com

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