Nel santuario di Notre-Dame de Montligeon, Maria è invocata come
“Nostra Signora Liberatrice”. Ma cosa significa questo titolo? Suor Cécile, priora della comunità Nuova Alleanza, medita davanti alla statua di Maria che domina il santuario. Vede in essa una madre che accoglie, consola, intercede e soprattutto conduce le anime a suo figlio.
Intervista realizzata per la trasmissione “Les sanctuaires normands” di RCF Orne-Calvados-Manche, in onda i martedì alle ore 19.15.
Maria accoglie i pellegrini
Ogni anno, la sera del 14 agosto, vigilia dell’Assunzione, i pellegrini di Montligeon partecipano a una fiaccolata. Questo momento mariano, profondamente simbolico, attraversa il borgo e sale fino alla basilica. Suor Cécile, priora della comunità della Nuova Alleanza, ne ha un forte ricordo. “Sono molto commossa, ogni anno, da questa processione. Partiamo dalla statua di San Giuseppe, sotto la basilica. Poi risaliamo tutto il grande viale verso la chiesa. »
Questo movimento verso l’alto non è limitato alla sola area geografica. Significa un’elevazione interiore. “È il simbolo della nostra vita, che ci chiama ad andare da questa terra al cielo, da questa terra all’eternità”. I fedeli camminano nella notte, con la luce in mano, circondati dalle tenebre. Davanti a loro si aprono le porte della basilica. Lì, nella luce, si staglia la statua di Maria.
« C’è un effetto prospettico. Dalla statua di San Giuseppe si ha l’impressione che Maria stia a filo con le porte della piazza. Lei è lì, e ci dà il benvenuto. »
Maria, porta del cielo
In questa processione verso la basilica, è come se Maria ci dicesse: “Sono io che vi accolgo, entrate nella casa di mio Figlio”. Questa immagine molto potente – quella di una madre in piedi all’ingresso della casa, nella luce, nel cuore della notte – riassume l’intuizione spirituale del santuario. Maria non è solo presente. Lei sta lì nella luce e aspetta. Cattura l’attenzione. Si unisce a noi lungo la strada. Veglia e aspetta ognuno di noi personalmente. È in questo atteggiamento di accoglienza che si radica il titolo di “Maria liberatrice”. È una madre che libera le anime da ciò che le trattiene: la paura, il dolore, la solitudine e talvolta la disperazione.
« Ecco tua madre »
(Giov 19, 27)
A Montligeon, la figura di Maria occupa un posto centrale. Appena si entra nella basilica, è lei che si vede per prima. “In molte chiese c’è una grande croce, un grande crocifisso che ti salta agli occhi. In questo caso, non è così. Quella che vediamo è la statua di Maria, che sovrasta l’altare maggiore e il tabernacolo. »
Certo, Gesù è davvero lì, nel Santissimo Sacramento. Una piccola luce rossa lo indica discretamente. Ma proprio questa discrezione è piena di significato. Maria siede in trono in alto. Come se Gesù si facesse piccolo, discreto, per chi sta attraversando la prova.»
Suor Cécile lo vede come un gesto di delicatezza. Una scelta di Cristo stesso. “Ci ha detto: ‘Questa è tua madre’. Ce l’ha data sulla croce. E nella prova, quando la fede vacilla, quando sorgono domande, o anche quando l’ira dimora nel cuore, è la fede che arriva. “Sembra che le lasci spazio, che lei si faccia avanti, che si unisca a noi, che ci riporti da lui. »
Maria, cnsolatrice degli afflitti
A Montligeon, la missione di Maria si svolge in una duplice direzione: intercede per i defunti e consola i vivi. «Sì, questa è la sua missione», dice suor Cécile. “Intercedere con potenza per le anime che sono in purgatorio”. Queste anime, spiega, non possono più fare nulla per se stesse. “Sanno fare solo una cosa: desiderare. Desiderano amare con l’amore stesso di Dio. Ma non possono più compiere atti meritori. »
Ecco perché l’intercessione è decisiva. Quella di Maria, per prima. Ma anche quella di chi è ancora in vita. “Possiamo offrire le nostre preghiere. Possiamo pregare Maria per coloro che ci hanno lasciato. ». In questo ruolo di mediatrice, Maria agisce con tenerezza. Lei è una madre. Una presenza. Un supporto. “Maria, consolatrice degli afflitti”, dice la litania. Ma è anche una “Stella del Mare”. I marinai conoscono bene questo titolo. E nel calvario del lutto, assume un significato particolare. “Quando attraversi un lutto, tutto diventa nero. Tutto perde il suo colore. La speranza stessa ha difficoltà a farsi strada nel cuore. Ed è allora che appare Maria.
« Lei è quella stella nel cielo nero. Come una stella del mattino che punta a nord. È come un marinaio su un mare agitato. E nel tumulto interiore del lutto, lei svolge lo stesso ruolo. Suor Cécile continua: “Il lutto è una corsa a ostacoli. Ci sono tappe, sconvolgimenti, un mare interno agitato.»
È qui che risuonano le parole di san Bernardo: “Se la seguirai, non ti perderai. Ti porterà al porto.” E questo porto, ci ricorda suor Cécile, è la vita eterna. A Montligeon, Maria è molto più di un simbolo: è la “madre della speranza” per tutti coloro che soffrono, per tutti coloro che stanno attraversando la prova, per tutti coloro che fanno fatica a credere che un futuro sia ancora possibile.
Maria liberatrice delle anime
Per chi non conoscesse Notre-Dame de Montligeon, è d’obbligo fermarsi un attimo davanti alla grande statua che sovrasta l’altare maggiore della basilica. È enorme, maestosa. Maria è lì in trono, in piedi, con il Bambino Gesù tra le braccia. Ma questo Gesù non è un giudice formidabile: «Maria ce lo presenta come un neonato, come un bambino. Ce lo dona nell’innocenza. »
Ai suoi piedi, due figure catturano l’attenzione. Sembrano due donne, ma in realtà sono la rappresentazione della stessa anima, vista in due momenti diversi del suo viaggio. “A destra, vediamo un’anima che ha ancora bisogno di essere purificata. È un po’ incatenata, attaccata ai suoi attaccamenti terreni. Il suo amore è ancora troppo concentrato su se stessa. Alza lo sguardo verso Maria, con le braccia tese, in silenziosa supplica. E Maria, con un gesto gentile della mano destra, si china su di lei: “Vieni, mi prenderò cura di te. “
A sinistra, l’anima è trasformata. È vestita in modo più dignitoso, adagiata su una nuvoletta. Lo stesso Gesù Bambino la incorona con una ghirlanda di fiori. “È molto bello, perché quest’anima è quella che è arrivata in cielo. E Gesù non la giudica: la incorona. Questo gesto di accoglienza, di dolcezza, è in linea con le parole del Salmo 103: “Egli ti corona di amore e di tenerezza. »
E Maria, intanto, non guarda l’anima che è già arrivata. Il suo sguardo rimane rivolto a chi ancora lotta, aspetta, spera. “Lei la guarda con tenerezza, le tende la mano”. Questa mano tesa è l’intero messaggio di Montligeon: Maria è la Liberatrice. Non resta ferma in sé. Introduce le anime alla luce. Le prende là dove sono, per condurle più lontano.
Storicamente, questa rappresentazione potrebbe ispirarsi a quella della Madonna della Misericordia, l’antica figura di Maria Liberatrice dei prigionieri. “Padre Paul Buguet, fondatore del santuario, voleva una basilica mariana. Avrebbe attinto a questa iconografia. A Montligeon, sono le anime del purgatorio che Maria viene a cercare. Non leabbandona al loro destino. Lei intercede. Libera.
« Prega per noi, adesso e nell’ora della nostra morte »
Al centro della preghiera per i defunti a Montligeon ci sono i “pellegrinaggi del Cielo”. A novembre, le folle si radunano qui in un fervore semplice, spoglio, profondamente vero. “Bisognerebbe davvero venire a vedere com’è”, dice suor Cécile. “Per toccare il fervore che vive in questi pellegrini. Questa semplicità di preghiera che noi occidentali possiamo aver perso. »
In queste folle provenienti dall’Africa e da altre parti, Maria è invocata come madre. La cantiamo, la preghiamo, ci abbandoniamo a lei. “È dunque una folla che porta in preghiera. Ci fa toccare qualcosa della comunione della Chiesa, della comunione dei santi. E tutti sono rivolti verso la stessa meta: l’eternità, attraverso Maria. »
Maria è allora più di una regina. Diventa una sorella. Una sorella nella prova, una sorella in lutto. “Ha saputo cosa vuol dire perdere un figlio. Ella stava ai piedi della croce. Il suo cuore era a brandelli, trafitto da una spada. Eppure, non ha vacillato. E’ rimasta salda nella fede, nella speranza.
« Lei è questa donna del Sabato Santo. Mentre tutti hanno paura, quando tutti sono abbattuti, lei spera. Per suor Cécile, Maria è come una roccia. “Possiamo contare sulla sua fede, sulla sua speranza”. E anche se ci sentiamo poveri, incapaci di credere, Maria rimane lì. Lei è questa figura immensa, ma anche questa madre in ginocchio, vicinissima a chi soffre.
Già a Cana, intercedette discretamente. Ha visto ciò che nessuno aveva visto prima. Lei disse: “Fate tutto quello che vi dirà”. È questo Vangelo che si legge nella festa di Nostra Signora del Suffragio, Nostra Signora della Liberazione. E in ogni Ave Maria, diciamo: “Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte”.
Suor Cécile pensa in particolare a coloro che sono segnati da situazioni di morte violenta, di incomprensione, di suicidio. “Anche se non ero lì al momento della morte, non è troppo tardi. Nel tempo di Dio, tutto è ancora possibile. Maria era lì. Ed è Lei che, a mio nome, ha compiuto ciò che io non sono stato in grado di fare. »
Marie agisce con discrezione, nel tempo. Attraverso cose semplici, come una preghiera sussurrata, una presenza pacifica. “Penso a qualcuno che accompagno, che aveva una grande rabbia nei confronti di un defunto. Gli ho proposto una preghiera molto semplice a Maria: ‘Metti la tua mano sulla mia fronte, ferma i miei pensieri’. E ha cambiato qualcosa. »
« Marie è davvero una madre al nostro fianco. E’ Notre-Dame de Montligeon. »
Pregare cn la Fraternità di Montligeon
A Montligeon, Maria Liberatrice, accoglie i vivi e i morti. Intercede, consola, accompagna. Entrando a far parte della Fraternità di Montligeon, potete affidare il vostro defunto alle sue preghiere ed entrare in questa grande comunione di speranza.