Ecco il testo integrale dell’omelia di Mons. Aristide Gonsallo, Vescovo di Porto-Novo in Benin. Messa di pellegrinaggio il 3 novembre 2024.
Rev. padre Paul Denizot, rettore di questo luogo unico al mondo dedicato alla preghiera per i defunti,
Reverendissimi Padri Cappellani di questo Santuario,
Cari Padri concelebranti,
Voi tutti religiosi e religiose in missione in questo santuario,
Cari fratelli e sorelle in Cristo che siete venuti come pellegrini,
Qui siamo riuniti ai piedi di Nostra Signora di Montligeon, Nostra Signora del Liberatore, in questa prima domenica di novembre, il giorno dopo la solennità del giorno di Ognissanti per il nostro pellegrinaggio al cielo. Prima di tutto, vorrei esprimere la mia gratitudine a P. Paul Denizot per il suo invito e per le due visite che ha fatto nella mia diocesi di Porto-Novo, in Benin. Da parte mia, questa è la prima volta che metto ufficialmente piede sul terreno di questo alto luogo di spiritualità. Benedico il Signore per il legame storico e provvidenziale tra la mia diocesi e il santuario di Montligeon. In effetti, la diocesi di Porto-Novo è come la culla in Africa della spiritualità delle anime del purgatorio legate a questo santuario. Dopo la creazione del santuario, le prime associazioni di Notre-Dame de Montligeon furono create nel 1923 presso la Cattedrale di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione a Porto-Novo. Queste fraternità ricevevano già allora le lettere del santuario che leggevano e meditavano. Desidero salutare e venerare la memoria di Mons. Paul Joseph Buguet, fondatore di questa bella opera ecclesiale. Sono fermamente convinto che l’influsso di questo Santuario e la moltiplicazione delle fraternità nel mondo siano i frutti dell’intercessione di Mons. Buguet in comunione con migliaia di anime del Purgatorio che hanno finalmente raggiunto la beatitudine celeste.
Viviamo questa 31ª domenica del Tempo Ordinario dell’anno B, pieni del ricordo delle celebrazioni di tutti i Santi e nel ricordo di tutti i nostri fratelli e sorelle defunti. Gesù Cristo, che celebriamo festosamente “nel giorno del Signore”, vuole anche che preghiamo con tutti coloro che, fedeli al Vangelo ricevuto e annunciato, sono già entrati nella gioia dell’eterno Padre.
Il giorno dopo il giorno di Ognissanti, metteremo i crisantemi, simboli di piacere e felicità, nei nostri cimiteri per salutare non solo tutti i nostri cari e parenti defunti, ma anche i defunti che non conosciamo. Auguriamo anche a loro la beatitudine eterna, che è il sigillo di coloro che sono stati segnati dall’Agnello e giudicati degni di vedere aperto il libro della vita.
Cari fratelli e sorelle, in questa prima domenica del mese dedicata alle anime del Purgatorio, i testi della liturgia sono attuali. Infatti, la Parola di Dio che è appena risuonata alle nostre orecchie ci ricorda che tutta la legge divina consiste nell’amare Dio e nell’amare il prossimo. Alla scuola dei beati, crediamo che l’amore sia l’unica via che ci santifica e ci conduce al cielo. Secondo il Vangelo, l’Amore ci purifica da ogni contaminazione. Ci rende capaci di incontrare Dio-Amore. La mancanza di amore ci porta in purgatorio, dove ci lasceremo educare all’Amore vero e vivo prima di conoscere la gloria del Cielo. È una grazia di luce, sulla soglia del cielo, per chi vive nell’ignoranza e per non aver conosciuto o compreso in tempo. Il Purgatorio è una seconda opportunità che Dio offre a coloro che ama e che non hanno potuto cogliere la grazia della salvezza durante il loro pellegrinaggio terreno. Coloro che abbiamo onorato il giorno di Ognissanti hanno scoperto l’amore. Lo hanno adottato come stile di vita. Se vogliamo diventare santi, dobbiamo accogliere le esigenze riportate in queste parole della prima Lettura di oggi: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze… (Deuteronomio 6:2-6).
E nel Vangelo, allo scriba che gli si avvicina per conoscere il primo dei comandamenti, Gesù dà questa risposta: Ascolta, Israele: il Signore nostro Dio è l’unico Signore. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. E questo è il secondo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questa risposta vorrei attirare la nostra attenzione su due espressioni: da una parte l’ascolto e dall’altra ‘come se stessi’.
Nel primo punto della nostra meditazione, notiamo che l’ascolto è un atteggiamento che consiste nell’accogliere l’altro nel proprio cuore. È anche imparare a stare in silenzio per lasciare che Dio parli al nostro cuore. Nel primo libro dei Re, Salomone non dice: “Dammi, Signore, un cuore che ascolti?” (3, 5-15). Dobbiamo dare una buona accoglienza a Dio che ci parla. L’ascolto è un criterio distintivo dell’amore. La parola che ascoltiamo deve trasformarci completamente. La radice ebraica del verbo “ascoltare” sottolinea essenzialmente una dimensione dell’obbedienza. Lo dice tanto bene un proverbio: Dio ci ha dato due orecchie e una sola bocca per insegnarci che è meglio ascoltare che parlare. L’opposto dell’ascolto è l’indifferenza e la disobbedienza. L’ascolto non è passivo. Piuttosto, è attivo nel senso che sollecita la collaborazione e la disponibilità dell’ascoltatore. Le parole che ascoltiamo e su cui meditiamo devono trasformare la nostra vita e le nostre azioni, cambiando il modo in cui pensiamo e viviamo.
La nostra Madre celeste, la Beata Nostra Signora di Montligeon, è davvero questo modello del cuore che ascolta mettendosi permanentemente a disposizione dell’Amore. Nell’Annunciazione, Maria è pienamente disposta all’ascolto, perché la Parola di Dio, in tutta la sua dimensione di figlia e poi di madre, prenda il posto che le spetta. Quando non comprende i tanti eventi che scandiscono la vita quotidiana della Sacra Famiglia, si prende il tempo di custodirli e meditarli nel suo cuore. Quando una donna che si stupisce delle parole di Gesù recita una preghiera di benedizione, dicendo: “Beata la donna che ti ha portato nel tuo grembo”, Gesù la corregge immediatamente: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. La coppia di parole “udire e custodire” significa ascoltare, a condizione che si senta bene. Ascoltare è mettersi in cammino verso il bene, nella pratica più alta della carità.
Amerai il Signore tuo Dio con tutta la tua forza, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutto il tuo cuore. Questo comandamento testimonia che la fede cristiana non è né una scuola di pensiero né una filosofia. Piuttosto, è un incontro d’amore con Cristo. È Lui che santifica e libera dal Purgatorio le anime più abbandonate. Se abbiamo un incontro troppo intellettuale con il Signore, Egli ci esorta oggi a imparare a parlare con Dio come si parla con un amico o da uomo a uomo. Per questo Gesù si è fatto pienamente uomo, perché noi potessimo imparare ad amare Dio. Di conseguenza, ci introduce in questa comunione con Dio e nell’amore del prossimo.
Così il secondo punto della nostra meditazione ci porta alle parole di Gesù: amerai il prossimo tuo come te stesso. Gesù ci parla dell’amore per il prossimo. Amare è volere e fare del bene al prossimo. L’opposto dell’amore è la pigrizia e non l’odio. Amare è mettersi a disposizione, donarsi per alleviare e rendere felice il prossimo. Così, la disponibilità verso l’altro, in questo caso le anime abbandonate in purgatorio, si costruisce ogni giorno. Queste anime sono le nostre vicine nell’invisibile. Amare il prossimo come se stessi significa imparare ad amarlo così com’è. In altre parole, è fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto per noi stessi.
Questo è anche ciò che giustifica l’opera del Santuario di Montligeon, che associa sacerdoti di tutto il mondo per la salvezza di tutti i defunti attraverso la celebrazione del Santo Sacrificio della Messa. Ad ogni Messa celebrata per i defunti, Gesù libera le anime dal Purgatorio per entrare nella gloria del Paradiso. Queste anime salvate intercedono per noi negli affari quotidiani della nostra vita quotidiana. Impariamo dunque ad amare le anime dei nostri defunti e beneficeremo di abbondanti grazie. Amare le anime del purgatorio non è difficile da realizzare. Tutto ciò che serve è una preghiera per loro, una Messa offerta per la loro salvezza, un’elemosina per il riposo delle loro anime, una visita alle loro famiglie o alle loro tombe, una candela accesa alla Vergine Maria in loro memoria, e tutte le opere di misericordia corporale e spirituale che potrebbero sollevarle e liberarle.
In questo santuario, perpetuiamo il giorno di Ognissanti e la commemorazione di tutti i fedeli defunti ogni giorno pregando per loro. Chiediamo alla Beata Vergine Maria, Nostra Signora Liberatrice, di portare gentilmente le nostre preghiere e suppliche a Gesù suo Figlio, affinché tutti i fedeli defunti possano avere la grazia di lavare e purificare le loro vesti, corpo e anima, nel Sangue dell’Agnello.
Questo è il momento di fissare il nostro sguardo su Maria, Nostra Signora di Montligeon, Nostra Signora della Liberazione, per ottenere per ciascuno di noi che siamo venuti a questo pellegrinaggio dal Cielo e per tutti coloro che partecipano a questa Messa attraverso i vari canali di comunicazione la grazia di cantare un giorno il Magnificat con tutti i Beati. Così, in questo giorno benedetto del nostro pellegrinaggio verso il cielo, propongo con voi l’offerta di questo santo sacrificio della Messa non solo per i defunti delle nostre rispettive famiglie, ma anche per ciascuno di voi. Lasciamoci trasformare dalla presenza di Gesù che vuole unirsi a ciascuno di noi e che ci promette la vita eterna.
A tal fine, è opportuno invocare la Vergine Maria per quest’ora decisiva del nostro passaggio. Sì, recitando l’Ave Maria, stiamo dicendo: Pregate per noi, ora e nell’ora della nostra morte. Se impariamo ogni giorno a morire come Maria ha imparato da suo Figlio Gesù, allora non avremo più alcuna preoccupazione per ciò che accadrà alla nostra integrità umana dopo la nostra morte.
Per questo vi invito a invocare con me Maria, la Madonna Liberatrice, nella preghiera a Lei dedicata:
Nostra Signora Liberatrice
Abbi pietà di tutti i nostri fratelli defunti,
specialmente quelli che hanno maggiormente bisogno
della misericordia del Signore.
Intercedi per tutti coloro che ci hanno lasciato,
affinché si compia in loro l’opera dell’Amore che purifica.
Che la nostra preghiera, unita a quella di tutta la Chiesa,
ottenga loro la gioia che sorpassa tutti i desideri,
e arrechi quaggiù consolazione e conforto
ai nostri fratelli provati o smarriti
Madre della Chiesa, aiuta noi,
pellegrini della terra, a vivere meglio, ogni giorno,
il nostro passaggio verso la resurrezione.
Guariscici da ogni ferita del cuore e dell’anima.
Rendici testimoni dell’invisibile,
già tesi verso i beni che l’occhio non può vedere,
apostoli della speranza,
simili a sentinelle del mattino
Rifugio dei peccatori e Regina di tutti i santi,
raccoglici tutti insieme un giorno, per la Pasqua eterna,
nella comunione del Padre con Gesù, il Figlio,
nello Spirito Santo,
per i secoli dei secoli. Amen.