Nel suo sintetico libro Le purgatoire dans tous ses états (EdB), Don Paul Denizot riabilita il purgatorio, quello spazio-tempo in cui, ci dice la Chiesa, molti di noi lavoreranno per la propria salvezza. Perché il purgatorio è stato disprezzato? Perché esiste? Risposte dell’autore in Chronique du purgatoire #1, prodotto da Guillaume Desanges per RCF.
Perché il purgatorio è stato disprezzato?
Il Purgatorio, soprattutto nell’Europa secolarizzata, è stato inquinato dal romanticismo e dallo spiritualismo del XIXᵉ secolo. Non è così in Africa, Sud America e Stati Uniti, dove la fede nella preghiera per le anime del purgatorio è ancora molto viva. Dobbiamo quindi correggere le idee sbagliate sul purgatorio e dire che si tratta di una buona notizia.
Questa è una buona notizia, perché il corollario del purgatorio, sottolineato da Don Paul Préaux nella prefazione del libro, è il significato del peccato e delle sue conseguenze per noi e per gli altri. La sua esistenza evidenzia il fatto che tutte le nostre azioni contribuiscono a plasmare la nostra storia.
Il Purgatorio ci ricorda anche che lo sguardo di Cristo al giudizio particolare non è una doccia istantanea, ma uno sguardo che trasforma gradualmente l’anima del defunto.
Perché esiste il Purgatorio?
Senza il Purgatorio, mancherebbe qualcosa alla fede cristiana. Il Purgatorio è misericordia, ma è anche giustizia. I due elementi, collegati tra loro, permettono la trasformazione interiore dell’anima. In purgatorio, è il tempo e la pazienza di Dio che si prende il tempo per prepararci.
Che cos’è il purgatorio?
Non è l’inferno, non è la solitudine, non è l’oscurità, non è la vendetta di Dio sul peccatore, non è un luogo di pianto e stridore di denti. Il Purgatorio, invece, è un tempo di gioia e sofferenza, di trasformazione interiore. È una purificazione ed è anche l’intercessione dei vivi per i morti.