Omelia della Domenica di Pasqua – Don Paul Denizot, rettore
Non è mica facile parlare della Risurrezione!
Vorremmo così tanto capire il mistero della Risurrezione, ma ci sfugge…
Le prove sono così tenui: un sepolcro aperto, dei lini. Sì, ci sorpassa, a rischio di pensare che credere alla Risurrezione non è realistico.
Ma in effetti siamo davvero realisti?
Noi, gli uomini post-moderni, che ci mettiamo al centro di tutto. Come la monade perfetta che non ha più bisogno degli altri e non ha nulla da ricevere dal mondo. Questo è ciò che fa sì che oggi gli uomini baceranno gli alberi, per cercare di scoprire il reale. Siamo davvero realistici sui nostri tablet e nei nostri mondi digitali nel creare multiversi? Mondi a nostra misura in cui io posso diventare un liocorno? Che meraviglia!
Siamo realistici in un mondo che decostruisce tutto?
Un mondo che decostruisce il genere? Non ci sono più donne, non ci sono più uomini.
Siamo realistici in un mondo che sta lottando contro il tempo e la vecchiaia e che si sottopone al botox?
Siamo realistici con questa tentazione del transumanesimo? Farsi trapiantare un braccio bionico, cercare di vivere altri 100 anni? Siamo realistici con questa sete di consumo? Lavorerò senza tregua e e poi mi pagherò una vacanza a Cuba! Ci sbaverò dietro e poi mi godrò la sacrosanta pensione! Sono realista quando ho aspettative costanti sui miei figli, sperando che siano così e non altrimenti?
C’è una cosa che ci riporta alla realtà e che mi tocca particolarmente qui, in questo santuario di Montligeon: è la morte.
Qui siamo realisti. Ricordo una madre che ha perso il figlio in un grave incidente. Non era molto religiosa, ma venne a Montligeon proprio per cercare consolazione. Per cercare qualcosa. Era molto arrabbiata. All’inizio è andata male e poi mi ha detto: “sai dalla morte di mio figlio, sono nella realtà”.
La realtà della sofferenza, della malattia, della morte. Una cosa che tutti sappiamo per certo è che moriremo tutti un giorno!
Poi si può immaginare una vacanza alle Seychelles, la pensione nel sud con guest house e dei Buddha in ogni stanza.
Con la morte e la sofferenza, siamo in difficoltà. E ammettiamolo, tra noi ci sono alcuni che soffrono, che soffrono per il lutto, che soffrono per se stessi, che soffrono di solitudine.
Qui siamo nel reale e la risurrezione viene proprio per unirsi a noi in questa realtà. Perché la risurrezione è reale. È la vittoria di Cristo sulla morte, la vittoria dell’amore e della vita. Essa risponde a questo grido nel cuore dell’uomo: “Non è possibile! Non è possibile che la morte abbia l’ultima parola! Non è possibile che il male abbia l’ultima parola! »
La Risurrezione non è una risposta intelletuale.
Non è una risposta che può essere afferrata o compresa. Ci sfugge e può essere accolta solo nella fede. È al di là di me, ma credo che Gesù sia vivo. Questo è ciò che celebriamo oggi: “Credo che l’amore, la vita, abbia l’ultima parola.”
Estratto dall’Omelia della Domenica di Pasqua Don Paul Denizot, rettore