Per il dossier di Chemin d’éternité, abbiamo incontrato Étienne Spick e sua sorella Marie, rispettivamente agricoltore e allevatrice di bovini nell’Ouche, in Normandia. Abbiamo loro domandato: lavorare nella natura ci insegna a meravigliarci?
La strada si snoda tra i boschi, si inerpica sulle colline, sfreccia giù per piccole valli ben allagate in questo inizio di primavera. In corrispondenza di una curva, ecco la chiesetta di Bocquencé il cui portico è ricoperto di doghe di castagno. Nei prati pascolano le mucche normanne, una razza rinomata sia per il latte che per la carne. Non lontano da lì, una casa con muri di selce e graticci si affaccia su una grande stalla in cui presto incomincerà la mungitura sotto la direzione di Marie.
Étienne, 57 anni, ci accoglie nel suo salone monastico. Da più di trent’anni fa l’agricoltore nell’azienda agricola di famiglia. “Una vocazione nata intorno ai 3-4 anni e poi maturamente discernita”, confida. Produce cereali e sua sorella il latte per la produzione dei famosi formaggi della Normandia.
Lavorare nella natura ci insegna a meravigliarci
Con i suoi occhi azzurri, guarda il lillà che sboccia alla sua porta e, più lontano, le colline e i campi che conosce in ogni dettaglio. “Appena vado al lavoro, mi trovo nel creato, in un santuario naturale. Mi rendo conto sempre di più che è una vocazione partecipare al creato e farlo fruttificare. »
Leggete il resto di questo articolo nel numero di Chemin d’éternité dedicato a: “Possiamo ancora stupirci?”