Prendiamoci cura dei nostri defunti! Questo è l’appello dell’arcivescovo Blair di Hartford negli Stati Uniti. Ci ricorda che il purgatorio esiste e che è ingiusto credere che i nostri defunti non abbiano bisogno di purificazione. Ha deplorato la trasformazione dei riti funebri e ha sottolineato il contributo dei riti cattolici. Dovrebbero essere incentrati sulla preghiera per il defunto.
Il purgatorio esiste
All’inizio di novembre, celebriamo due feste importanti che sono profondamente radicate nella fede e nella pietà cattolica: il giorno di Ognissanti il 1 novembre e il 2 novembre, giorno di preghiera per i defunti.
Queste celebrazioni sono espressione della “comunione dei santi” che evochiamo ogni volta che recitiamo il Credo. Questa dottrina indica che la Chiesa non è semplicemente composta dai vivi che stanno combattendo “la buona battaglia” qui sulla terra, ma comprende anche tutti coloro che hanno trionfato e sono in Cielo (i Santi), così come coloro che sono in purgatorio e hanno ancora bisogno di purificazione per entrarvi.
Le anime del purgatorio sono al centro delle preoccupazioni del mese di novembre. Purgatorio significa che quando una persona muore (e purché non sia morta in uno stato di peccato mortale non confessato), la misericordia di Dio e le preghiere dal cielo e dalla terra possono aiutarla a purificare ciò che ha ancora bisogno di essere purificato, per poter vedere Dio “faccia a faccia”.
È ingiusto credere che i nostri defunti non abbiano bisogno di purificazione.
Con l’eccezione di quei defunti la cui presenza in Cielo è confermata dai miracoli e dalla canonizzazione della Chiesa, semplicemente non possiamo conoscere lo stato dell’anima del defunto. Solo Dio ha la capacità di conoscere la verità intera su ogni persona. Poiché non possiamo nemmeno conoscere noi stessi come Dio ci conosce, xe questo vale a maggior ragione per gli altri, la pietà cattolica secolare saldamente radicata nella Scrittura e nella Tradizione ha sempre voluto raccomandare tutti coloro che hanno lasciato questo mondo alla misericordia di Dio (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1030-1032).
Senza dubbio il Cielo ospita molti santi – compresi alcuni dei nostri parenti e amici – che il calendario liturgico non menzionerà mai. Ma danneggiamo i morti negando che abbiano ancora bisogno, nell’oltretomba, di passare attraverso la purificazione dalle conseguenze del peccato. Quando morirò, desidero ardentemente di godere del beneficio delle Messe e delle preghiere che saranno offerte per me.
Oggi i cambiamenti spirituali e culturali portano ad un allontanamento dalla dottrina cattolica e dalla pietà relativa al culto dei morti. Non si parla quasi della realtà del purgatorio, della risurrezione dei corpi e dell’importanza di pregare per i defunti o di celebrare messe per loro.
Mentre in un ambiente secolare o interreligioso “un momento di silenzio” in memoria di una persona recentemente deceduta è appropriato, fa parte della tradizione cattolica che in un momento del genere tutti recitino la preghiera forte e chiara: “L’eterno riposo dona loro Signore. Splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen. »
I riti funebri si trasformano
Ora come ora, stiamo assistendo a una trasformazione delle pratiche funerarie. Tradizionalmente, i riti funebri cattolici sono divisi in due tempi distinti. All’inizio, c’è la cosiddetta visita al defunto, una veglia accanto al corpo, cui le persone si recano per incontrarsi, ricordare e persino, oseremmo dire, scherzare e ridere ricordando qualche aneddoto del passato.
Il secondo momento “clou” è la messa funebre con le sue preghiere e i riti relativi ai misteri della fede e alla luce dell’eternità.
L’uno non esclude l’altro, in alcun modo. Anche la preghiera fa parte della veglia con il defunto, e la Messa funebre dovrebbe offrire un tocco caldo e personalizzato, che si riferisca adeguatamente alla vita del defunto. Eppure non possiamo che rimarcare che la tentazione è quella di cancellare la specificità della veglia e della Messa, cercando di eliminare l’uno o l’altro di questi momenti, o di relegare la Messa funebre a una semplice pratica commemorativa.
L’apporto dei riti cattolici
Lo scopo della veglia dei defunti è prima di tutto quello di ricordare e celebrarne la vita. Alla Messa funebre, la liturgia concederà un momento, dopo la comunione, cioè una breve parola di ringraziamento da parte di un familiare, ma non lunghi elogi che hanno più spazio durante la veglia. Se qualcun altro deve parlare in chiesa, ad esempio durante il funerale di un personaggio pubblico, e se le circostanze lo permettono, sarà più opportuno farlo prima dell’inizio della Messa.
Lo scopo di una messa funebre è quello di raccomandare i resti mortali e l’anima del defunto all’amore misericordioso di Dio; in questo modo, offriamo ai defunti la consolazione della Parola di Dio e dell’Eucaristia, rendiamo grazie a Dio per la vita dei defunti e affermiamo il legame tra i vivi e i morti nella comunione dei santi.
La messa funebre dovrebbe concentrarsi sulla preghiera per il defunto
Va notato che la fede professata dalla Chiesa risulta tronca, e un grande danno è fatto al defunto, quando le messe funebri sono considerate mere cerimonie di ricordo o trasformate in una sorta di canonizzazione del defunto, con poco o nessun riferimento alle verità della nostra fede di cui ho parlato prima. Tali considerazioni e pratiche rappresentano un grave pregiudizio per il defunto e una deviazione dalla fede della Chiesa.
Un’altra difficoltà è che, a volte, la cremazione sottrae il corpo del defunto ancor prima della messa funebre. Per la Chiesa, “in Gesù Cristo, il corpo umano è tempio dello Spirito Santo ed è destinato alla gloria futura con la risurrezione dei morti” (cfr. Ordine delle Esequie Cristiane, Appendice 2, Cremazione). Tuttavia, nel rispetto di questa dignità e speranza, i resti mortali devono essere presenti durante la Messa funebre, e la cremazione dovrebbe avere luogo solo dopo – se deve aver luogo. Nel caso in cui sia assolutamente impossibile celebrare la messa funebre in presenza del corpo, dovrà avvenire almeno in presenza delle ceneri.
Il rispetto dovuto ai resti mortali richiede la sepoltura in terra consacrata, che è ciò che ha dato vita ai cimiteri nelle nostre parrocchie o diocesi. Allo stesso modo, le ceneri della persona cremata “dovrebbero essere sepolte in una tomba o in un mausoleo o in un colombario. Le pratiche di spargere le ceneri in mare, o in aria o in terra, o di tenerle nella casa di parente del defunto, non corrispondono alla deferenza propugnata dalla Chiesa” (Ibid.).
Prendiamoci cura dei nostri defunti!
Durante il mese di novembre vi invito ad offrire una speciale preghiera quotidiana per i fedeli defunti e a pregare presso le tombe dei vostri cari, specialmente se non lo fate da tempo. Vorrei anche incoraggiare i genitori a insegnare ai loro figli che cos’è questa “comunione dei santi” che ci unisce, in Cristo, ai membri defunti delle nostre famiglie, affinché noi preghiamo per loro e loro preghino per noi.