Lasciare il mio sposo, mio figlio, mi spezza il cuore. Siamo fatti per la morte? Da un lato essa ci ripugna. Dall’altro, giardando la natura, constatiamo che essa fa parte di questo mondo. La morte è ineluttabile e assurda? Oppure possiamo vederla diversamente? Don Guillaume d’Anselme fa il punto al microfono di Guillaume Desanges per RCF Orne.
Siamo fatti per la morte?
La morte ci ripugna. La morte di una persona amata ci sembra assurda, priva di senso. Essa urta la sete di vivere e d’infinito che ci portiamo dentro. Inoltre, se ci guardiamo attorno, è giocoforza constatare che la morte fa parte di questo mondo. E’ naturale. Ogni giorno degli esseri umani . piante, animali, esseri umani – trovano la loro fine. Dacché è vivo, ogni essere va verso la morte.
Eppure all’origine l’uomo non è stato creato per morire. Dio non ha voluto la morte (Sap 2, 23-24). Questa è entrata nel mondo come « salario del peccato » (Rm 6, 23). Volgendosi dall’altra parte rispetto a Dio, fonte della vita, l’uomo ha scelto il suo contrario: la morte. In questo senso, la morte è una maledizione. Ma i grandi santi ci mostrano che questa maledizione non è ineluttabile: può invece essere vissuta come un modo di progredire verso il Cristo in una continuità della vita. Alla sequela di Cristo, morire ci porta verso la vita.
Cristo come ci può aiutare nella morte?
Nel Cristo vediamo i due aspetti della morte. Da un lato, essa è un atto di abbandono. A testimonianza, il suo ultimo grido : « Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito ». Dall’altro, essa è anche un atto di combattimento. Non ha forse supplicato il Padre di allontanare da lui questo calice (Mt 26, 39) ? Queste due maniere di morire possono costituire due modi per raggiungerlo. Con lui, possiamo passare attraverso la prova della morte e andare verso la Vita. Se il Cristo ha voluto conoscere la morte, è per aiutarci a superare questo passaggio, non per evitarcelo.
A noi sarebbe piaciuto che il Signore fosse venuto per evitarci di passare attraverso la morte! Ma Egli ha risposto al nostro desiderio mostrandoci come vivere la morte: colui che vuole salvare la propria vita la perderà, ma colui che accetterà di attraversare questa prova la salverà. Vivrà in eterno.
La scienza vuole respingere i limiti della morte
La scienza vuole prolungare la vita, porre rimedio alle carenze della natura, curare chi può essere curato, e questo è bello. Ma nel transumanesimo c’è una volontà di negare la morte, di oltrepassarla e di istallare in terra un paradiso in cui la morte non esista più. Questo è la conseguenza del desiderio nel cuore dell’uomo sin dall’origine, ma costituisce anche una tentazione di rifiutare la nostra natura mortale. Non cerchiamo di prolungare all’infinito la vita ma piuttosto di vivere ogni istante con intensità.
Intervista realizzata in partenariato con RCF Orne per la trasmissione Les sanctuaires normands che va in onda il martedì alle 19h15. https://rcf.fr/spiritualite/vie-de-l-eglise/sanctuaires-normands
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