Profezie, apparizioni e messaggi di Cristo, di Maria o di santi in tono spesso apocalittico, sembrano fare molto chiasso. Per venti secoli, la Chiesa ne ha riconosciuti solo una manciata e ne ha scartato un numero significativo. Cosa pensare delle rivelazioni private? Sono davvero necessarie nel mio rapporto con Cristo? Analisi di P. Stéphane Pélissier, CSM, alla luce del recente insegnamento del Dicastero per la Dottrina della Fede.
“Dio non ha altra parola da darci. Ci ha detto tutto in una volta e in una volta in questa sola parola […]; infatti quello che ha detto in parte ai profeti, lo ha detto integralmente nel suo Figlio […]. Perciò chiunque ora lo interrogasse, o desiderasse una visione o una rivelazione, non solo commetterebbe una follia, ma sarebbe un’offesa a Dio, non volgendo i suoi occhi solo su Cristo, senza cercare nient’altro in qualche novità.
S. Giovanni della Croce, Salita al Carmelo, 2, 22, citato dal Catechismo della Chiesa Cattolica n°65.
Perché inseguire rivelazioni e visioni?
Ciò risponde a tre debolezze diffuse tra un certo numero di fedeli: la ricerca del prodigioso (si corre dietro alle rivelazioni, spesso venate di minacce drammatiche), la curiosità (sapere più di quanto è scritto, quando si è lontani dall’aver letto a fondo il Vangelo) e l’orgoglio di avere accesso a informazioni nascoste al maggior numero di persone (la data della fine dei tempi o molti dettagli ignorati dagli evangelisti).
San Giovanni della Croce mette in guardia il cristiano contro la tentazione di chiedere a Dio “l’illuminazione spirituale” sulla “conoscenza soprannaturale” e invita i fedeli a discostarsi e a respingere tutte le “profezie e rivelazioni del futuro” che potrebbero essere fatte con mezzi soprannaturali, perché rappresentano un pericolo per l’anima.
Ciò viene da Dio o dagli uomini?
La Chiesa ha dimostrato di avere perfettamente i mezzi per discernere sul piano umano e spirituale, se si concede i mezzi, il tempo e la libertà: avere nella propria diocesi un’apparizione della Vergine o una persona veggente nella propria comunità è spesso vantaggioso in termini di prestigio, di vocazioni e anche di risorse finanziarie…
In realtà ci sono tre possibili origini per tali eventi: divina, umana (illuminazione, malattie psichiatriche, frode mistica più o meno consapevole, frode) o demoniaca.
La questione dei segni
Il 17 maggio 2024 il Dicastero per la Dottrina della Fede invita a fare una netta distinzione tra l’albero e i suoi frutti: ci possono essere vere visioni e veri miracoli senza che essi provengano da Dio. San Giovanni della Croce nota che “a volte è il diavolo che risponde”. E precisa che può trasformarsi in un “angelo di luce” e dare false visioni e rivelazioni all’anima per farla cadere. Infine, aggiunge che “il diavolo è abituato ad annunciare molte cose future, apparentemente molto vere e molto conformi alla ragione, per ingannarci”.
Di fronte a Mosè e ad Aronne, gli stregoni del faraone compiono gli stessi segni (Es 7:10). Tra il 1504 e il 1543, nel suo convento di Cordova, suor Maddalena della Croce moltiplicò i miracoli e realizzò le profezie, finendo per ammettere che si trattava di un patto con il diavolo, fin dalla prima infanzia.
Nessuna apparizione è indispensabile alla fede
Nelle sue Conversazioni sulla fede, il cardinale Joseph Ratzinger dà una risposta luminosa alla questione delle apparizioni e di quelle che vengono chiamate, in modo generico, rivelazioni private. “Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, la Rivelazione si è conclusa con Gesù Cristo. È lui che è la Rivelazione… Le apparizioni che la Chiesa ha ufficialmente approvato hanno il loro posto preciso nello sviluppo della vita della Chiesa… Uno dei nostri criteri è quello di separare l’aspetto reale o presunto del “soprannaturale” dell’apparenza da quello dei suoi frutti spirituali. »
Le rivelazioni private sono sempre esistite
Le rivelazioni private sono sempre esistite, anche al tempo di Gesù. Cristo stesso avvertì i suoi Apostoli: «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti» (Mt 24,24). Il diavolo appare anche agli esorcisti ebrei che affermano di combatterlo nel nome di Gesù e li maltratta violentemente (Atti 19:14-17).
Nel VI secolo, nei pressi di Arles, si narra che un uomo che si dichiarava Cristo compì miracoli e guarì i malati, tremila persone lo seguirono. Ma la sua compagna, di nome Marie, confessò le sue frodi.
Intorno al 1260, a Milano, una donna di nome Guglielma affermò di essere stata concepita miracolosamente, di essere l’incarnazione dello Spirito Santo, di essere stigmatizzata e di essere in grado di compiere miracoli.
Alla fine del Grande Scisma d’Occidente (1378-1417), ci fu un’efflorescenza di veggenti e falsi profeti. A volte sono gli stessi religiosi a causare uno scandalo, come i domenicani di Berna nel 1507 e i Cordeliers (Frati minori) di Orléans nel 1534 che sono stati condannati per inganno (falsi miracoli, false visioni).
La storia delle dieci veggenti
A partire dal XIX secolo, le cosiddette apparizioni si sono moltiplicate. Già nel luglio del 1872 il beato papa Pio IX si lamentava: “Circola un gran numero di profezie; ma credo che siano il frutto della fantasia.” Nel 1904, delle chiaroveggenti francesi si sentirono spinte ad andare dal papa (San Pio X), per affidargli le loro predizioni e i loro segreti. Una di loro fu molto sorpresa, arrivando a Roma, nel vedere che erano venute nel numero di dieci per lo stesso scopo. Un cardinale la ascoltò con molta pazienza; ma l’udienza del papa fu rifiutata, come racconta padre Auguste Poulain.
Ancora oggi, sono quasi un centinaio le persone che pretendono di essere custodi di messaggi provenienti principalmente da Cristo e dalla Vergine. Molti sono trasmessi da siti Web su scala globale.
Rivelazioni private, chi deve discernere?
I papi Leone XIII (nel 1881), Benedetto XV (nel 1915) e Pio XII (nel 1943) affermano chiaramente che le rivelazioni private non hanno alcuna autorità sul papa o sui vescovi perché sono la Chiesa, il vescovo e la “rivelazione pubblica” ad avere l’autorità divina in materia di fede.
La Chiesa è madre e maestra in questo campo: “Il controllo della Chiesa è una necessità assoluta in tutte le questioni di rivelazione privata ed è necessaria una vigilanza continua, affinché i fedeli non siano distolti dall’essenziale, che è l’insegnamento fondamentale del Vangelo presentato instancabilmente dalla Chiesa” (Dom Oury, monaco di Solesmes).
Quanto a sant’Agostino, scriveva: “Non crederei al Vangelo se l’autorità della Chiesa cattolica non mi spingesse ad esso”. Per molto tempo, spettava al vescovo locale esprimere la posizione della Chiesa. D’ora in poi, non potrà esprimere un parere definitivo senza l’accordo del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Tornare alla fonte
Insomma, è meglio mettere da parte le migliaia di pagine che si suppone rivelate da certi veggenti del XX secolo e immergersi nei Vangeli ricevuti come ispirati dalle chiese primitive, approfondire le lettere di San Paolo e, perché no, risorgere leggendo i commenti alla parola di Dio, scritti da santi debitamente canonizzati.
Don Stéphane Pélissier, csm
Trova questo articolo nella rivista Chemin d’éternité, la rivista del santuario di Montligeon.