«Non perdiamo mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui nel quale nulla è perduto». Leggete l’omelia di Mons. Gérard Daucourt, Vescovo emerito di Nanterre, pronunciata il 30 maggio 2025, durante la Messa dell’Ascensione presso il santuario di Notre-Dame di Montligeon.
Fratelli e sorelle, cari pellegrini di Nostra Signora di Montligeon,
È ovviamente la Parola di Dio che ci aiuterà ad entrare più profondamente nel mistero dell’Ascensione. Mistero, non nel senso di una realtà incomprensibile – come il titolo di un romanzo poliziesco – ma nel senso di una realtà divina che ci viene rivelata, una realtà nella quale non cessiamo mai di entrare, di progredire, di comprendere meglio, grazie alla luce dello Spirito Santo.
Un messaggio capito male
Suggerisco di meditare prima un po’ sulle parole e gli atteggiamenti degli apostoli, da una parte, e di Gesù, dall’altra, al momento di questo evento dell’Ascensione. Abbiamo quindi ascoltato due resoconti: la prima lettura e il Vangelo. E poi possiamo attingere anche agli altri Vangeli sinottici, che ci raccontano in modo più dettagliato l’accaduto.
La promessa dello Spirito Santo
Nella prima lettura di questa Eucaristia, negli Atti degli Apostoli, abbiamo capito che sussisteva ancora una certa ambiguità tra i discepoli e Gesù nella comprensione di tutto ciò che Egli aveva condiviso con loro. Infatti, gli chiesero: “Ristabilirai ora il regno d’Israele?”. Sentiamo quindi che non avevano capito molto bene… Eppure, Gesù aveva appena detto loro l’essenziale: aveva promesso loro lo Spirito Santo.
Una mancanza di fede
Questa promessa è stata confermata nel Vangelo di Luca, che abbiamo appena ascoltato. Inoltre, nel Vangelo di Marco, ascoltiamo ancora più dettagli: Gesù rimprovera i suoi apostoli per la loro mancanza di fede e la durezza del loro cuore. Quindi, tra loro si manifestavano espressioni di mancanza di fede e durezza di cuore. E in Matteo, apprendiamo che alcuni degli apostoli che Gesù raduna in quel momento nutrono dei dubbi. ecco cosa avveniva dal lato degli apostoli. Riguardo a Gesù, lo abbiamo sentito dire: “Mi sarete testimoni”. Per fare questo, dona loro lo Spirito Santo. Una doppia promessa, e un invio in missione.
La forza dello Spirito Santo
Permettetemi un ricordo personale. Quando fui nominato vescovo, il cardinale Lustiger mi scrisse poche parole brevissime. Eccole; le so a memoria:
« Ora Lei è maggiormente associato alla Passione di Cristo, ma ciò avviene nella potenza dello Spirito Santo.»
Questo era vero per un vescovo, ma è vero per ogni battezzato. Per ogni battezzato che riceve una missione nella Chiesa, e per ogni battezzato che comprende che il Signore gli affida tale missione, tale testimonianza, nella società. In altre parole, non possiamo essere testimoni del Vangelo di Cristo senza la forza e la luce dello Spirito Santo.
Tutti testimoni di Cristo
Non siamo quindi semplicemente un’organizzazione caritatevole. Non ci limitiamo a difendere virtù o valori. Tanti altri uomini e donne di buona volontà lo fanno, tanto quanto noi, e a volte meglio di noi. Siamo testimoni di ciò che Gesù ha vissuto, di ciò che ha detto e di ciò che ha fatto per noi, durante tutta la sua vita terrena, fino all’apice del suo sacrificio d’amore, della sua morte e della sua risurrezione.
Con voi per sempre
Sì, questa è la promessa di Gesù: “Ecco, io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso”. Ed è in questo momento, ancora legato all’invio in missione, che San Marco specifica: “Andate in tutto il mondo”. San Matteo: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho detto”. E questa promessa: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Cristo è la Parola
È con i mezzi che ci ha lasciato – quando li riceviamo, vorrei dire: quando li usiamo nello Spirito Santo, per mezzo dello Spirito Santo – che ci viene donata la presenza di Gesù.
Ovviamente, principalmente nel sacramento centrale dell’Eucaristia e in tutti i sacramenti ad esso collegati.
Ma anche nella Parola di Dio. Cristo è la Parola. E quando, purtroppo, i cristiani non hanno la possibilità di partecipare all’Eucaristia domenicale, ma prendono la Bibbia, Gesù è presente. Quando la Parola viene ascoltata, quando lo Spirito Santo è chiamato per aiutare a comprenderla, Gesù è lì.
E’ presente
Gesù è ancora presente nei piccoli, nei poveri, negli scartati, nei dimenticati:
«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi più piccoli, l’avete fatto a me.»
E infine, Gesù è presente nella nostra assemblea. Presente nelle assemblee di migliaia di persone, in Piazza San Pietro per accogliere un nuovo papa; ma anche forse tra due o tre cristiani smarriti, in questo o quel Paese, che si riuniscono. Non hanno sacerdote. Sono perseguitati. Sono la Chiesa. Gesù è presente:
«Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.»
Il dono dello Spirito Santo
È così che ci viene donato lo Spirito Santo, attraverso i mezzi, i segni che il Signore ci ha lasciato.
E quanto ne abbiamo bisogno… Perché assomigliamo agli apostoli, in molti modi.
Immaginate questo: leggiamo il Vangelo così, e poi andiamo avanti, come se fosse un dettaglio minore. Gesù li radunò, e alcuni avevano dubbi. Alcuni avevano durezza di cuore, mancanza di fede. E Gesù disse loro: “Andate e fate discepoli tutti i popoli. Io vi do lo Spirito Santo”.
Credere nonostante il dubbio
Ma ci rendiamo conto di quella che potremmo definire, a prima vista, una sorta di assurdità?
Immaginate un giovane imprenditore che ha trascorso tre anni a preparare il suo progetto. E poi dice:
“Oggi partiamo”. E poi alcuni dei suoi colleghi, che ha formato per tre anni, gli dicono: “Ho dei dubbi…”
Ma cosa fa questo imprenditore? Dice: “Ascolta, per favore. Hai dei dubbi, non ci credi? Assumerò qualcun altro”.
All’Ascensione entriamo nella gloria del cielo
Ma no, non siamo in un’impresa umana. Siamo con Gesù, che accoglie esseri umani, uomini e donne, poveri e peccatori, deboli e fragili. E dona loro il suo Spirito, per permettere loro, nonostante tutti i loro limiti, e nonostante i loro peccati a volte, di essere suoi testimoni. Sì, ci ha scelti, poveri e peccatori, e fragili.
E questa umanità che ha salvato con il suo sacrificio, l’ha accolta in sé fin dal momento della sua incarnazione. E ora, in questo giorno, l’ha portata pienamente nella gloria del cielo. È entrato, lui, per primo.
Con Maria e tutti i nostri defunti
E ci attira nella sua scia. Ci attira con tutti coloro che lo hanno già seguito. Ce n’è una di cui siamo assolutamente certi che sia già pienamente lì: è la Vergine Maria, accolta con il suo corpo e la sua anima nel mistero della sua Assunzione. Ma ci sono tutti gli altri, tutti coloro che ci precedono, che ci hanno preceduto in questo passaggio di morte. E speriamo che siano in Dio. Preghiamo per questo.
Solidarietà tra i vivi e i morti…
Siamo solidali gli uni con gli altri, i credenti in Cielo e quelli in terra. Non è a Montligeon che devo sottolineare questa verità di fede. Crediamo che, attraverso Cristo risorto, i nostri defunti ci siano vicini, e noi siamo vicini a loro. Crediamo di poterli aiutare attraverso le nostre preghiere.
Non sappiamo come. Fa parte di queste realtà divine in cui entriamo. Comeil Signore ci accolga veramente, quanto abbiamo bisogno di questo sostegno, quanto abbiamo bisogno della preghiera reciproca.
Legati nell’eucaristia
Forse in certi momenti, più o meno gravi, non abbiamo seguito Cristo come Lui voleva. Abbiamo mancato nell’amore, che è l’unico vero peccato. Tutti gli altri sono legati ad esso. E quindi, per questo, abbiamo ancora bisogno di essere purificati. E chiediamo che tutto sia accettato, e che coloro che sono già pienamente in Lui, in Cristo, ci aiutino a continuare il nostro cammino sulla terra. Siamo uniti. È qui, in questa Eucaristia, che questa unione si realizza pienamente. Anche qui, un altro ricordo personale: nel momento in cui mia madre stava per morire, radunò i suoi sei figli e ci disse:
« Non venite al cimitero molto spesso. Non è lì che mi troverete. Ci incontreremo all’Eucaristia.»
« Nulla si perde »
È ovviamente molto bello e importante rendere omaggio ai nostri defunti, andare a pregare sulle loro tombe, al cimitero, naturalmente. Ma non dimentichiamo la nostra fede. Nel linguaggio quotidiano non ce ne rendiamo conto, ma a volte la contraddiciamo. Sono sicuro che, come me, usate ancora questa espressione: “Ho perso mia madre”, “Abbiamo perso un figlio”, “Ha perso suo cognato”… A pensarci bene, dire “ho perso” non è cristiano. Oh, certo, non sono più qui. Non li vediamo. Non possiamo più toccarli. Siamo in una sofferenza immensa. Ma se crediamo in Cristo risorto, sono lì, in Lui. Non sono perduti. E dobbiamo aiutarli ad andare sempre avanti verso Cristo, così come loro aiutano noi, in Lui, a camminare anche noi. Dice Sant’Agostino:
« Non perdiamo mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui nel quale nulla si perde. »
L’Ascensione, festa della speranza
Comprendiamo allora, fratelli e sorelle, come questa festa dell’Ascensione sia una festa di speranza. La speranza di unirci a Lui un giorno. Di unirci a tutti i santi. Di unirci a tutti i nostri defunti che hanno percorso le vie dell’amore – forse a volte zoppicando – che hanno avuto bisogno di perdono, di misericordia, come ciascuno di noi, ma che il Signore ha sempre preso in braccio per rimetterli sul suo cammino. Speranza che si vive oggi, fratelli e sorelle, nella nostra vita quotidiana, e di cui siamo testimoni. Non con le nostre forze, ma, come ci ha detto ancora Gesù, con la potenza di Colui che lo ha mandato: lo Spirito Santo. Ricevuto nel giorno del nostro Battesimo e della nostra Cresima, e che agisce in noi ogni volta che riceviamo i sacramenti, e ogni volta che lo cerchiamo.
Amen.