Avete già avuto modo di conoscere dei momenti di grazia, di pregare con facilità, di sentire la presenza del Signore e di volervi restare ? La nostra vocazione non è questa, spiega don Guillaume d’Anselme. La vocazione del cristiano è nella vita ordinaria.
Forse ci è successo durante un ritiro, in un periodo di conversione, di pausa spirituale, di pellegrinaggio… di volere fermare le cose così com’erano, di restare presso il Signore come Maria ascoltava Gesù mentre Marta si occupava del servizio.
È una tentazione, ma non è la nostra vocazione. Non è né quella dei fedeli laici, né quella dei sacerdoti, e neanche quella dei religiosi. Nessuno rimane sulla cima del monte Tabor come in occasione della Trasfigurazione!
Il santo curato d’Ars ha vissuto questa tentazione. Quando era troppo occupato a ricevere le persone per la confessione, non aveva più il tempo di contemplare la presenza del Signore. La sua preghiera era arida. Più volte volle partire per la Trappa per darsi completamente alla preghiera. Ma lungo il percorso il Signore gli fece comprendere che la sua vocazione non era quella.
Gesù ridiscende dalla montagna, nella vita ordinaria
Dopo la Trasfigurazione Gesù ha domandato di ridiscendere dalla montagna per ritrovare a vita ordinaria. Ci domanda di riprendere la croce dolorosa e non interessante della quotidianità: ogni mattina, andare al lavoro in mezzo agli ingorghi, domandare ancora una volta ai propri figli di rassettare la loro camera domandandosi che pranzo preparare a mezzogiorno. La croce della vita ordinaria del cristiano non ha l’aspetto esaltante di quella di colui che dona la vita per salvare il mondo.
Anche Gesù era stanco della propria vita quotidiana. Ridiscendendo dalla montagna, egli si imbatte in alcuni discepoli che non sono stati in grado di guarire un malato e in folle che esigevano il miracolo. È stanco di questa umanità cieca. Dice perfino: « Generazione incredula, per quanto tempo dovrò restare con voi, per quanto tempo dovrò sopportarvi ?»
Fa bene vedere Gesù che ridiscende dal Tabor, che ricade nella routine e che ne ha abbastanza. È molto umano e non è così diverso da noi. MA egli si immerge di nuovo nel quotidiano ed è bello: « Andate, portateli da me ». Egli sa che per accedere alla sua risurrezione passando per la sua passione, deve riprendere la routine della sua vita ordinaria con degli uomini che non capiscono niente.
I momenti di grazia ci danno il senso della vita ordinaria
L’episodio della Trasfigurazione aiuta i discepoli a credere. Allo stesso tempo, li rinvia alla loro quotidianità. Non li fa uscire dalla loro vita ordinaria per bloccarli in uno stato di contemplazione. Li incoraggia e dona loro il senso della loro vita ordinaria.
Quando Dio ci dona delle grazie, non è per farci fermare e perché tutto diventi facile. Le prove arriveranno. Avremo forse l’impressione che Dio è lontano da noi.
I momenti di grazia ci daranno la speranza che il Padre sa che noi viviamo, che egli è presente al nostro fianco e che un giorno ci darà la ricompensa. Ci sostengono nella prova.
Domandiamo al Signore di darci la sua grazia nei momenti di dubbio e di prova. Che la nostra fede non venga meno, ma che invece aumenti e si purifichi.
“…ogni mattina andare al lavoro negli ingorghi, domandare ancora una volta ai figli di rassettare la loro camera chiedendosi che pasto preparare a mezzogiorno …”