Come accompagnare una persona in fin di vita? Che cosa possiamo fare noi? Essere presenti, accompagnare la sofferenza, amare e restare nella speranza, ecco alcuni suggerimenti da parte di don Bertrand Lesoing, csm.
Essere presenti alla fine della vita
dopo l’ultima cena consumata con i suoi discepoli, Gesù esce nell’Orto degli Ulivi con Pietro, Giovanni e Giacomo. Preso dall’angoscia, suda gocce di sangue. E’ il momento dell’agonia, termine che stupisce, quando ci si pensa. Non bisognerebbe piuttosto collocare l’agonia al momento della crocifissione? Ma l’agonia non designa inizialmente gli ultimi istanti di vita di una persona. Esprime piuttosto il combattimento interiore necessario per acconsentire alla morte, dire di sì alla morte che sopraggiunge.
« Vegliate e pregate », dice Gesù ai suoi discepoli. Mentre l’agonizzante combatte il suo ultimo combattimento, dobbiamo essere là, ad immagine degli apostoli, ma ben presenti. Essere presenti per vegliare, pregare, e così aiutare colui o colei che lotta nel dire il suo sì. Sì, puoi partire, sì, puoi lasciarci e lasciare questa terra.
In certi momenti saremo presi dal sonno, sentiremo il bisogno di riposarci. Questo è legittimo. Ma perfino nel nostro sonno, la nostra vicinanza resta un segno. E se non possiamo essere fisicamente presenti, la nostra preghiera exprime la nostra comunione di cuore e spirito con colui o colei che sta per morire.
Accompagnare la sofferenza della persona in fin di vita
Lungo il cammino del Calvario, Simone di Cirene incrocia la strada di Cristo e l’aiuta a portare la sua croce. Questo non porterà alcun cambiamento al risultato finale della Passione, ma la solidarietà umana si esprime in modo ammirabile lungo questo percorso di sofferenza. Aiutiamo i nostri morenti a portare la croce. Certo, non possiamo prenderne il posto; il loro percorso, il loro combattimento restano loro. Ma non trascuriamo quelle semplici parole di conforto, i piccoli gesti della quotidianità. Non arresteranno la morte che giunge, ma esprimono comunque la nostra compassione.
Amare la persona
Ai piedi della croce, Maria c’è. « La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce mentre pendeva il Figlio » cantiamo nella bellissima preghiera dello Stabat Mater. Vergine dei dolori, lacerata dalla sofferenza, Maria non dice nulla. A cosa serve lei? A niente. Eppure la sua presenza materna ai piedi della croce ci ricorda che là dove sembrano trionfare l’abbandono e la solitudine, c’è sempre spazio per un amore gratuito, senza misura.
Di fronte alla morte di una persona cara, può capitare che non sappiamo cosa dire o fare. Forse dobbiamo seguire Maria, forse dobbiamo semplicemente amare coloro che stanno per raggiungere la casa del Padre. Forse anche noi dobbiamo dire il nostro Fiat, il nostro sì alla morte di una persona cara che dolcemente parte per raggiungere il Padre.
Restare nella speranza
Questi istanti di fine della vita non dureranno. L’essere amato lascia questa terra. Vuoto, assenza, solitudine, incomprensione. Mattino di tristezza quando ci sentiamo per così dire amputati du una parte di noi stessi. Ma mattino di Pasqua quando, con Maria Maddalena e gi Apostoli, attraverso la nebbia e le lacrime, vediamo la luce della Risurrezione. La speranza non è morta. Ci ritroveremo.