Come prepararsi alla morte?

Oggi la morte sembra essere sparita dal nostro panorama. Perfino nel pieno di una inedita crisi sanitaria, la si afffronta dal punto di vista tecnico, scientifico, statistico, ma non esistenziale. Non pensiamo alla nostra morte o alla nostra finitezza, ma una cosa è certa: un giorno morirò. E se il fatto di affrontarla ci consentisse di vivere? Al microfono di Guillaume Desanges per RCF Orne, don Paul Denizot spiega come prepararsi alla morte

Come prepararsi alla morte?

Prepararsi alla morte significa innanzi tutto non nasconderla

Noi spesso non siamo a nostro agio di fronte a persone fragili, malate, o che stanno invecchiando. Ci ricordano la nostra stessa finitezza. Prepararsi alla morte significa appunto non temere la debolezza, la fragilità, la vecchiaia.  

Due luoghi del resto ci possono aiutare a non nascondere il nostro volto: i cimiteri e la natura. Essi ci conducono al reale. Le tombe mi ricordano che anche io morirò un giorno. La natura, da parte sua, mi manifesta i cicli della vita e della morte, la finitezza delle creature.

Prepararsi alla morte significa anche parlarne

Parlare della morte significa parlare dei nostri defunti in famiglia, tra amici, con i bambini. Significa anche permettere all’angoscia che proviamo naturalmente in rapporto alla nostra stessa morte. Parlare della morte significa ricordarci che vivremo questo passaggio, questa pasqua.

Prepararsi alla morte, affrontare questo tema, ci aiuta a vivere il presente rammentandoci che quel che possediamo, quel che siamo, noi l’abbiamo ricevuto. Nel momento della nostra stessa morte non potremo più attaccarci ai nostri diplomi, alle nostre proprietà, al nostro denaro o alle nostre qualità.

Che cos’è la buona morte ?

La buona morte significa morire accompagnati

La buona morte vuol dire morire accompagnati. La nostra vita, come la nostra morte, ha una dimensione comunitaria. Oggi purtroppo la morte ne viene privata. Spesso si muore soli, in privato.

Ma la morte dovrebbe essere pubblica! E’ umano morire in presenza della propria famiglia e dei propri cari. E’ altresì umano accompagnare il defunto (veglia, cimitero) con dei riti e dei simboli, vivere il tempo del lutto.

Come cristiani, crediamo di non essere soli in occasione di questo passaggio: la Vergine Maria e i santi ci circondano in una comunione invisibile.

La buona morte significa essere pronti

Che si muoia alla sera della vita oppure nel fiore della propria giovinezza, che si muoia nel sonno o in un’agonia lenta e dolorosa, la buona morte significa essere pronti, aperti all’amore.

Santa Teresa del Bambin Gesù diceva : « Non è la morte che verrà a cercarmi, ma il Buon Dio. » La morte è l’incontro con Colui che ci ama e ci salva. Si tratta quindi di essere pronti ad accoglierlo, pronti a offrire i nostri peccati e le nostre povertà perché il Signore ci doni la sua Vita in pienezza. es

Domandiamo la grazia di avere il cuore pronto al passaggio, la grazia di una buona morte e della perseveranza finale, come recitiamo nell’Ave Maria : « Adesso e nell’ora della nostra morte. » 

Intervista realizzata in partenariato con RCF per la trasmissione “Les sanctuaires normands” radiodiffusa tutti i martedì alle ore 19.15  https://rcf.fr/spiritualite/les-sanctuaires-normands 

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *