La morte nel Vaticano II

A prima vista, la morte sembra essere la conseguenza di una malattia, di un incidente, o di un invecchiamento che appare ineluttabile. Eppure, la vera causa della morte non è una causa biologica, bensì spirituale. Che cosa dice la Chiesa sulla morte, e più particolarmente il Concilio Vaticano II? Analisi di don Martin Panhard.

Il mistero della morte nel Vaticano II

Nella sua costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo di questi tempi (Gaudium et spes), il Concilio Vaticano II affronta la questione della morte sotto il profilo del mistero (n°18). Naturalmente, la morte per sua natura è essa stessa un mistero. Essa è il passaggio verso « l’al di là », in salto in quell’ « altro mondo » sconosciuto. Eppure il mistero in questione non è tanto quello della morte quanto quello dell’uomo stesso. L’uomo è un mistero ai propri occhi ed è l’esperienza della morte che glielo rivela : « E’ di fronte alla morte che l’enigma della condizione umana giunge al suo apice. »

La morte è la conseguenza del peccato

A prima vista, la morte può sembrare essere la conseguenza di una malattia, un incidente, o un processo di invecchiamento che pare ineluttabile. Ma la vera causa della morte non è una causa biologica., bensì spirituale. Riferendosi alla Scrittura, il Concilio ricorda che « l’uomo le sarebbe stato sottratto se non avesse peccato ». Se la ragione profonda della morte, secondo la nostra fede, è una ragione spirituale, è dunque e innanzi tutto in modo spirituale che bisogna prepararsi ad essa.

Il senso della morte cristiana

Qualsiasi sia il destino biologico del nostro corpo, non è meno vero che « Dio ha chiamato e chiama l’uomo ad aderire a lui con tutto il suo essere, nella comunione eterna d’una vita divina inalterabile ». La Buona Novella di cui vogliamo essere testimoni è che la morte stessa non è più un ostacolo a questo destino di Dio. Al contrario, essa diviene perfino il luogo ultimo dove si opera questo passaggio (ritorno) verso la Vita. A tal punto che il Catechismo della Chiesa Cattolica oserà affermare (n°1010) : « Grazie a Cristo la morte cristiana ha un senso positivo. »

La grazia di una buona morte nel Vaticano II

D’altra parte, l’essere umano in generale « insorge contro la morte ». Perfino il « prolungamento della vita procurato dalla biologianon può soddisfare questo desiderio di una vita ulteriore, invincibilmente iscritto nel suo cuore. » L’avvicinarsi della morte può dunque farsi nella speranza e, meglio ancora, nella fede : la morte che subiamo oggi sarà un giorno essa stessa definitivamente vinta. « Questa vittoria, il Cristo l’ha acquistata risuscitando, liberando l’uomo dalla morte attraverso la sua propria morte. » « La fede è così in grado di rispondere all’interrogativo angosciato dell’uomo sul suo proprio avvenire. Essa ci offre al tempo stesso la possibilità di una comunione in Cristo con i nostri fratelli beneamati che sono già morti, donandoci la speranza che hanno trovato presso Dio la vita vera. »


Don Martin Panhard, Chemin d’Éternité n° 258 – settembre/ottobre 2013

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