Posso già annunciarvi la data: sarà domenica 9 aprile! L’anno prossimo entreremo in quaresima mercoledì 22 febbraio; celebreremo la Cena il 6 aprile; venerdì 7 sarà la morte di Gesù; e domenica 9 aprile 2023 quindi festeggeremo di nuovo la Pasqua.
E’ merito della liturgia permetterci ogni anno di rivivere gli avvenimenti, attua lizzarli, renderli presenti per noi qui e adesso. Ma è anche un po’ il suo limite. Noi sappiamo già che il 9 aprile prossimo celebreremo la Pasqua, è anche già inserito nei calendari con le date delle vacanze secondo le zone A, B o C !
L’inconveniente di una sorpresa che si conosce già, è che essa non ci sorprende (per definizione) … e quindi non ci segna. Si può fingere, come quando sappiamo da una indiscrezione che i nostri parenti hanno previsto di festeggiare il nostro compleanno a sorpresa. si può fingere… ma non è la stessa cosa che provare davvero sorpresa.
Nessuno di noi è stato sorpreso stamattina nell’ascoltare questo passaggio del Vangelo, o il canto dell’Alleluia, mentre solo 48 ore fa celebravamo nel lutto la Passione del Cristo. Ciascuno di noi, alzandosi stamattina, sapeva che oggi avremmo celebrato la risurrezione del Cristo.
2000 anni fa, per contro, la sorpresa è stata totale per i vari discepoli che si sono recati al sepolcro.
Così forte questa sorpresa, che Dio ha preferito andarvi per tappe. Inizialmente l’ha annunciato in anticipo : « Il Figlio dell’Uomo sarà consegnato e crocifisso, ma il terzo giorno risusciterà ». Ma in seguito si è progressivamente rivelato.
Abbiamo rimarcato che si tratta di uno dei punti comuni in tutte le apparizioni di Gesù risorto: nessuna è diretta, ciascuna è preceduta da un annuncio? Si tratta di uomini misteriosi vestiti di bianco che annunciano la risurrezione alle donne. Sono Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo che l’annunciano agli apostoli. Lo stesso accade per i discepoli di Emmaus che lo vengono a sapere dalle donne. Infine si tratta dei 10 apostoli riuniti che l’annunciano a Tommaso. Tutti sono stati avvertiti inizialmente e invitati a à credere prima di vedere lo stesso Risorto in persona.
In questa progressione che Gesù rispetta prima di mostrarsi di persona, vedo anche un gran rispetto della nostra natura umana, che ha bisogno di tempo per passare dal lutto alla pace. Gesù non impone la sua presenza brutalmente a coloro che lo piangono, ma lascia sia le donne sia Pietro e Giovanni fare prima l’esperienza del sepolcro vuoto; lascia i discepoli di Emmaus spiegare per due ore la loro tristezza prima di farsi riconoscere da loro alla fine del tragitto; lascia ancora che Maria Maddalena lo confonda inizialmente con un giardiniere prima di chiamarla per nome. Le sue apparizioni sono sconvolgenti per i discepoli, ma non sono brutali.
E’ bellissima questa delicatezza che Egli ha nel suo modo di rivelarsi a noi, e non di imporsi a noi.
In ogni caso, bisogna prenderne atto: in questo 17 aprile 2022 abbiamo più difficoltà dei discepoli a essere sconvolti dalla risurrezione di Cristo.
Noi non passiamo come loro attraverso delle tappe intermedie: il lutto, la sorpresa, il dubbio, la presa di coscienza, l’illuminazione…
Noi entriamo più facilmente di loro nella gioia di Pasqua, ma probabilmente ne usciremo più presto. Direi che l’avvenimento delle risurrezione ci è più abituale, ma di conseguenza impregna meno fortemente la nostra vita.
L’altroieri – Venerdì santo – un bambino mi si è avvicinato e mi ha detto: “padre, è peccato non essere tristi oggi perché Gesù è morto, ma pensare ad altro?” Che disdetta, perché lo scopo delle celebrazioni liturgiche è proprio quello di aiutarci a partecipare all’avvenimento. E’ una disdetta, ma non è una vera e propria sorpresa; e, no, non è grave: è così!
Peraltro, forse indipendentemente dalla celebrazione liturgica di Pasqua, possono sopraggiungere delle circostanze della nostra vita nel corso delle quali la risurrezione prende una consistenza personale più esistenziale. Ad esempio, in occasione di una prova pesante, di una conversione dolorosa (qualcosa che si deve lasciare andare), o di un lutto: spesso un momento di disordine, in cui siamo scombussolati, scossi, come i discepoli che avevano perso tutta la loro speranza. Un’ora di tenebre.
Ovviamente non mi auguro che siamo in lutto o nella prova! Al contrario, spero che quando vi saremo, saremo di nuovo raggiunti dal Risorto, come i discepoli lo sono stati in questi vangeli.
Che la risurrezione di Cristo, questa vittoria della Vita sulla morte, illumini i nostri periodi di tenebre, di lutto, di sofferenza. Forse non si tratta di illuminazione totale, come Giovanni che vedendo il sepolcro vuoto già crede, maalmeno una prima luminescenza come quella di Simon Pietro che, ci dice il Vangelo, « tornò indietro tutto sorpreso dell’accaduto ». Anche per noi il Cristo agisce con delicatezza quando ci raggiunge nelle nostre prove, e non brutalmente. Non tutt’a un tratto, tutto in una volta – come stamattina : ecco qua, Pasqua è arrivata, « sono finiti i giorni della Passione » – ma per gradi successivi per condurci poco a poco alla vera speranza, quella che parte dalla nostra storia e dalla nostra angoscia.
E’ la grazia che possiamo domandare al Signore: che la luce e la gioia di Pasqua ci accompagnino quest’oggi attraverso la liturgia, ma anche quando siamo come i discepoli « nelle tenebre e l’ombra della morte ».
Allora, come dice San Paolo, « quando il Cristo, nostra vita, apparirà, anche noi saremo circonfusi con lui nella gloria ». Amen.