La speranza non delude ! il cardinale Fridolin Ambongo

Retrouvez l'enseignement donné par le Cardinal Fridolin Ambongo, archevêque de Kinshasa aux pèlerins du sanctuaire Notre-Dame de Montligeon le dimanche 12 novembre 2023.

« La speranza non delude » (Rom 5, 5). E’ il messaggio del cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa donato in presenza dei pellegrini del Santuario della Madonna di Montligeon domenica 12 novembre 2023.

Il Cardinale Fridolin Ambongo, domenica 12 novembre 2023.

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

Vi saluto fraternamente in Cristo e, con il cuore traboccante di gioia, vi auguro pace e salute. Comincio ringraziando… coloro che mi hanno invitato e mi hanno fatto l’onore di parlare con voi. Vorrei anche ringraziare ciascuno di voi per essere qui a questo incontro. Ho scelto di offrirvi alcune riflessioni su un detto ben noto delle Scritture: «La speranza non delude» (Rm 5,5). Si tratta di un tema ben connesso, o meglio al centro della spiritualità che alimenta la fede dei pellegrini di questo Santuario di Montligeon.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che «la speranza è la virtù teologale mediante la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, confidando nelle promesse di Cristo e confidando non nelle nostre forze, ma nell’aiuto della grazia dello Spirito Santo» (CCC 1817). Il desiderio di felicità, la fiducia in Dio e l’aiuto della grazia tessono la trama della speranza. Dio, infatti, ha posto nel cuore degli uomini il desiderio di cercarlo e di trovarlo. Trovare Dio e vivere in piena comunione con Lui è dunque la Felicità suprema. E’ questa Felicità che tutti cerchiamo. Ci spendiamo per questo e vi investiamo tutte le nostre energie. Anche se non esprimiamo il desiderio di Felicità a parole, esso è comunque realmente inscritto nei nostri cuori. Questa felicità assume molte forme. È l’espressione di aspettative diverse e forti: godere di buona salute, avere una famiglia unita, un buon lavoro, figli che progrediscono bene e che hanno successo nella vita, negli studi, il desiderio di una pace profonda, il desiderio di una vecchiaia felice, ecc.

Di fronte a queste legittime aspettative di una vita piena e serena o di una vita felice, ci sono spiacevoli sorprese che la vita a volte ha in serbo per noi. Sappiamo che le cose non vanno sempre come avremmo voluto. Siamo, per così dire, chiamati a fare i conti con tutte queste situazioni che ci sconvolgono e che, a volte, impattano negativamente sulla nostra vita e sul nostro destino. Queste contrarietà si possono riassumere in un’espressione: le ferite della vita!

La vita ci ferisce in diversi modi: senza voler fare un inventario delle sofferenze che ci cadono addosso, penso tuttavia:

  • a coloro che stanno lottando per uscire dalla dipendenza da alcol o droghe,
  • a coloro che non sono ancora in grado di elaborare il lutto per la perdita di una persona cara;
  • alle persone che vivono in solitudine,
  • alle persone colpite dalla disoccupazione,
  • alle famiglie che vivono in condizioni precarie;
  • ai paesi dilaniati dalla guerra
  • a tutti coloro che hanno paura del futuro e che vivono nell’angoscia, ecc.

Oggi più che mai i tragici eventi del nostro mondo (la guerra tra Ucraina e Russia, tra Israele e Palestina, i conflitti armati nel Sahel e nella Repubblica Democratica del Congo, i cicloni e i tifoni devastanti, gli effetti nefasti del cambiamento climatico, ecc.) mostrano come l’aspirazione alla felicità si trasformi in cupa delusione. Sì, molto spesso la vita ci delude; ci delude molto! Ma questo non significa che dobbiamo arrenderci. Tutte queste situazioni sono vissute esistenzialmente come fallimenti. Ci colpiscono moralmente e psicologicamente; diminuiscono notevolmente la nostra capacità di resilienza. Feriti così dalla vita, molti nostri contemporanei cadono nella disperazione che rischia di condurre all’irreparabile. Perché, per loro, non c’è via d’uscita, l’orizzonte è buio, addirittura bloccato, non si concepiscono prospettive felici. Ecco perché rinunciano a continuare a combattere, perché, come si suol dire, i “giochi sono fatti”!  È dunque nel profondo di ciò che ci fa dubitare di noi stessi, nel profondo di ciò che si rivela come il lato oscuro dell’esistenza umana, che va inscritta la speranza cristiana. E per rivelarne la sua forza o dimensione nascosta. In effetti, la forza della speranza cristiana risiede nella consapevolezza della nostra responsabilità storica per la costruzione di un mondo di solidarietà e di fraternità.

Significato della speranza cristiana

Le parole dell’apostolo Paolo, già citate: «La speranza non delude» (Rm 5,5), ci invitano a distinguere tra speranza e speranza. La speranza può essere delusa nella misura in cui si tende all’acquisto di determinati beni nella misura in cui sono realizzabili in un futuro più o meno prossimo. D’altra parte, “la speranza non delude” perché è un dono di Dio. E questo dono ci dà la certezza che otterremo i beni che Dio promette. È la certezza di entrare nella beatitudine eterna dopo il pellegrinaggio terreno. Se la speranza non cristiana si ferma all’orizzonte terreno dei beni desiderati, la speranza cristiana va oltre il tempo, riorienta le speranze umane verso la vera Felicità. In altre parole, come sottolinea Papa Francesco, la speranza «ci parla di una sete, di un’aspirazione, di un desiderio di pienezza, di una vita felice, di una disponibilità a toccare ciò che è grande, ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito a cose grandi, come la verità, il bene e la bellezza, la giustizia e l’amore» (FT, 55).

Troviamo questa intuizione in una delle preghiere della liturgia della Chiesa: «O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore…” (Colletta della XVII Domenica del Tempo Ordinario).

Parimenti in un altro passaggio San Paolo annuncia: « Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. » (I Co 15, 19). Perciò possiamo dire che la speranza cristiana alimenta le speranze umane; D’altra parte, lasciate a se stesse, le speranze umane perdono la loro consistenza.

Resurrezione di Cristo : fonte della speranza

La speranza cristiana si nuttre della luce del Cristo resuscitato: « e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. » (I Co15, 14). Sperare è vivere veramente da risorti. Così, rinnovare la speranza cristiana al centro del mistero della risurrezione del Signore si configura come un impegno storico che va ben oltre la semplice ricerca dei beni terreni : «  Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, (…). Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! » (Col 3, 1- 4). Non fraintendiamoci: la speranza cristiana non è una speranza disincarnata, una speranza che si vive come su una nuvola; piuttosto, ispira, sostiene e informa i nostri pensieri e le nostre azioni quotidiane. E la risurrezione di Cristo ne è la fonte. Pertanto, può trasformare le nostre paure e i nostri dolori, i nostri fallimenti e le nostre disperazioni in gioia e speranza. Forti di questa fede nella risurrezione del Signore, comprendiamo di avere una duplice responsabilità: una responsabilità verso i vivi, con i quali collaboriamo per costruire un mondo fraterno; ma anche una responsabilità verso chi ci ha lasciato.

Da quando sono entrati nel sonno della morte, dopo aver condiviso le gioie e i dolori di questa vita, i nostri defunti – uomini e donne – ci ricordano il desiderio che abitava in loro su questa terra: il desiderio della comunione eterna con Dio. È vero che forse non erano in comunione di fede con noi. Ma sappiamo anche che la grazia divina opera i cuori in modi che l’intelligenza umana non può cogliere. C’è la prova di ciò che ho appena detto: ci sono semi di bene e di bontà, di verità e di bellezza nel cuore di ogni persona. Questi semi sono un dono di grazia che lo Spirito Santo ravviva con sovrana libertà.

Quando offriamo preghiere e suffragi per le intenzioni dei defunti, onoriamo la meravigliosa opera che Dio ha compiuto nella loro vita. Allo stesso tempo, confidiamo nella bontà misericordiosa di Dio perché sia potentemente esercitata per strapparli dai dolori della morte eterna. È questa forte speranza che ci spinge a testimoniare tanta fedeltà nella preghiera. E’ nella speranza che « la chiesa prega perché ” tutti gli uomini arrivino alla salvezza e alla conoscenza della verità ” (1 Tm 2, 4). Essa aspira ad essere unita nella gloria del cielo a Cristo, suo Sposo» (CCC 1821). In effetti, questa preghiera porta la speranza di tutto il Corpo di Cristo ed è radicata nella grande comunione dei santi. È attraverso la preghiera che entriamo veramente in comunione con la dimensione escatologica della speranza, poiché siamo uniti alla Chiesa che è nei cieli. Questa comunione è sempre più viva, anche quando il corso della storia la contraddice.

Attraverso la preghiera, la speranza non si delude di fronte ai fallimenti e alle tragedie della storia, ma trova la forza della resilienza e dell’innovazione. In particolare, nella preghiera per i defunti e per le anime del Purgatorio, la Chiesa segue le orme di Abramo, che ha sperato anche contro ogni speranza» (Rm 4,18). si mette anche alla scuola della Beata Vergine Maria, alla quale l’angelo Gabriele confidò che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Di fronte alle difficoltà e alle tragedie della vita, il primo atteggiamento di speranza ci invita a rivolgerci a Dio con fiducia e preghiera.

Conclusioni

Concludo invitandovi ad essere coraggiosi, ad essere molto coraggiosi di fronte alle situazioni difficili che possiamo attraversare. Vorrei anche chiamare questo coraggio la “forza interiore” che viene dalla luce di Cristo. Tenere lo sguardo rivolto a Cristo è una grazia che dobbiamo chiedere a Dio. Sempre e in ogni circostanza. Perché, in mezzo ai peggiori fallimenti e alle peggiori ferite della vita, solo Cristo può dare gioia e pace profonde. Tenerci per mano, con tenero affetto, e stare vicini gli uni agli altri è un modo concreto di vivere il processo sinodale in cui siamo impegnati: piangere insieme e gioire insieme!

Fridolin Cardinal AMBONGO BESUNGU, OFM Cap
Arcivescovo Metropolitano di Kinshasa

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