Quale è il nostro rapporto con il tempo? Il tempo è un bene materiale di cui possiamo disporre a nostro piacere? Analisi di don Jean-Rémi Lanavère, sacerdote della Comunità Saint-Martin e professore di filosofia presso il seminario di Évron, per la rivista Chemin d’éternité.
Quale è il nostro rapporto con il tempo?
Il nostro rapporto con il tempo è un po’ contraddittorio e si avvicina al modo in cui consideriamo le risorse di cui disponiamo. Da un lato, il nostro mondo è affascinato da ciò di inesauribile che la risorsa “tempo” possiede: il tempo si allunga e sembra potersi estendere all’infinito. La speranza di vita più lunga, il tempo libero più importante lo attestano. Per molte cose, abbiamo l’impressione che abbiamo « tutto il tempo davanti a noi ».
Dall’altro lato, molte persone hanno l’impressione di una scarsità del tempo, come se questo si contraesse. Oggi, viviamo nel regime dell’urgenza. Ad esempio, in politica, tutto è urgente: misure d’urgenza, stato d’urgenza, urgenza climatica. E che cosa è l’urgenza, se non il tempo che si comprime e scarseggia?
Di fronte a questa sofferenza esiste anche una presa di coscienza ecologica del tempo: l’aspirazione a riorganizzare il tempo in modo che non sia più un luogo di sofferenza o oppressione, ma l’oggetto di una relazione più pacifica, che tenga conto del lungo tempo e delle “generazioni future”. Noi vogliamo mantenere un rapporto più sano con il tempo, per uscire da questa accelerazione che ci sembra di subire.
A che cosa è dovuta l’accelerazione del tempo?
Il papa vi fa riferimento nell’enciclica Laudato si’ (n°18). Le analisi di Hartmut Rosa, filosofo e sociologo tedesco sono molto illuminanti. Tra le sue spiegazioni all’accelerazione del tempo, la più decisiva per lui è il fatto che noi siamo in un mondo secolarizzato che non si pensa che in rapporto a se stesso e non più a un Altro (Dio). Qui, il tempo non si riferisce più all’eternità. Il compimento della vita si fa unicamente nel tempo.
Allora che cosa succede? Se il senso della vita non è quello di compiersi nell’eternità ma nel tempo, dobbiamo moltiplicare le esperienze positive in un tempo finito per essere felici. Da qui deriva l’accelerazione e una corsa senza fine per ampliare senza cessa le possibilità di esperienze. ’
Per Hartmut Rosa, moltiplicando i mezzi tecnici per ridurre le inevitabili frustrazioni tra ciò che posso fare e ciò a cui devo rinunciare in un tempo finito, aumentiamo le possibilità di esperienze e quindi le rinunce obbligatorie. Ad esempio, la proliferazione di canali TV aumenta sia le possibilità di vedere programmi diversi sia la frustrazione di non essere mai in grado di guardare tutto completamente.
Allo stesso modo quando si viaggia, il desiderio di ottimizzare le vacanze rende il tempo una fonte di stress piuttosto che un momento di relax. È una spirale discendente. Le persone sentono di avere sempre più tempo libero e vogliono sfruttarlo al meglio. Ciò crea delle pressioni contraddittorie rispetto all’idea di felicità.